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Estero
La scossa globale, il nuovo atlante di Maurizio Molinari per capire il mondo che cambia
Oggi 12-11-25, 13:45
AGI - Ci sono un momento e un epicentro precisi per la “scossa” che ha innescato la ridefinizione dell’ordine mondiale e ha costretto Stati, alleanze e mercati a ripensarsi daccapo. E nel suo nuovo saggi 'La scossa globale' (Rizzoli), Maurizio Molinari li individua nel ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. È da qui che prende le mosse un viaggio in questa fase in cui le regole del Novecento non bastano più e i rapporti di forza tra Stati Uniti, Cina e Russia rientrano in un gioco tripolare dal finale aperto. Non una profezia, ma una diagnosi Molinari evita la tentazione della profezia e preferisce la diagnosi descrivendo tre traiettorie possibili della scossa trumpiana: un nuovo equilibrio per “sfere d’influenza”, uno scontro aperto tra superpotenze, oppure una lunga stagione di instabilità a bassa e media intensità in più teatri regionali. È un menù di scenari che rimette in discussione istituzioni multilaterali, catene del valore e geografie del potere, riportandoci a logiche da “età degli imperi” e a una realpolitik che guarda più alle aree di influenza che alle regole condivise. Dagli accordi di Abramo alle terre rare Nel libro, l’autore mette in fila le linee di faglia: dalla “roulette ucraina” al Medio Oriente post–7 ottobre, fino alle nuove rotte economiche che intrecciano Accordi di Abramo, corridoi logistici tra India, Golfo e Mediterraneo e la competizione con la Via della Seta di Pechino. Non è solo geopolitica classica: la partita si gioca anche su terre rare, semiconduttori, satelliti, criptovalute e intelligenza artificiale, leve di un neo-mercantilismo in cui i dazi diventano strumenti di potere e la tecnologia ridisegna confini e dipendenze. Il ruolo dell'Europa E l’Europa? Nel volume emerge l’immagine di un continente alle prese con una leadership “collegiale” che fatica a reggere l’urto dei leader “tribali”, figure in cui carattere personale, forza politica e identità nazionale si sommano fino a oscurare gabinetti e burocrazie. Per colmare il divario, nota Molinari, servirebbe una guida capace di affiancare gli organi Ue e di proiettare potenza in un mondo tornato competitivo. Lo sguardo va inevitabilmente a Berlino, per peso economico e demografico, e alla necessità di un salto di qualità nella difesa europea. Un atlante non ideologico Il pregio del saggio è duplice. Primo: l’impianto “da atlante”, con mappe, dati e serie storiche che aiutano a leggere un conflitto ormai ibrido, dal cyberspazio ai fondali oceanici, dagli standard tecnologici alle risorse critiche. Secondo: il taglio non ideologico, che fotografa mutamenti e interessi senza indulgere a moralismi, offrendo strumenti di comprensione sia al lettore comune sia a chi decide. Il risultato è un manuale di navigazione nell’epoca in cui l’“America First” ridisegna il puzzle globale e costringe gli altri attori - autocrati e democrazie - a scegliere se cooperare, contenere o contrapporsi. Non mancano i capitoli che guardano al “dopo” delle crisi: il futuro di Israele tra sicurezza e identità, l’evoluzione dell’Unione Europea tra resilienza e irrilevanza, la corsa agli armamenti (anche tecnologici) e la frattura crescente tra sovranismi e culture “woke”, entrambe lette come estremi che erodono il cuore di un Illuminismo inteso come universalismo, ragione critica, libertà individuale. È la trama di un mondo che rinegozia regole, linguaggi e deterrenza, mentre l’economia viene sempre più piegata a obiettivi politici.
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