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Canti di Natale censurati e stella cometa bandita, l'ultima follia woke
Oggi 02-12-25, 10:09
È un attacco senza precedenti quello che stanno subendo i cattolici. In Italia e in Europa. L'arrivo del Natale, una delle feste più sacre del cristianesimo, densa di significati e di tradizione, di gioia e di infinita bellezza, ha scatenato i progressisti de' noantri. Quella sinistra sempre pronta a chinar la testa in nome del politicamente corretto, di fronte all'Islam più aggressivo. E così un innocente presepe o una candida recita scolastica diventano temi di cronaca, di dibattito e di aspro scontro politico. L'ultimo caso è quello denunciato dall'europarlamentare della Lega, Silvia Sardone. «A Chiuduno, in provincia di Bergamo, una scuola ha raccomandato agli insegnanti di togliere qualsiasi riferimento religioso dai canti di Natale. L'indicazione è di togliere ogni collegamento alla nascita di Gesù da canzoni e poesie legate al periodo natalizio. Insomma recita sì ma depurata da parole natività, Gesù, Maria, stella cometa. Ma non è finita qui, perché anche le decorazioni nelle aule non devono essere collegate alle nostre tradizioni: bandita la stella cometa, descritta come simbolo troppo religioso. Non possiamo restare in silenzio davanti a questo ennesimo sfregio della nostra cultura e delle nostre radici». A Genova la nuova primula rossa, Silvia Salis, ha deciso di cancellare il presepe da Palazzo Tursi, sede dell'amministrazione comunale. Il motivo? Sempre lo stesso: non ledere la sensibilità di chi ha un credo diverso dal nostro. La politica dell'inclusione al contrario. «Non accettiamo che si cancellino le nostre tradizioni per compiacere minoranze rumorose – ha affermato il viceministro leghista al Mit Edoardo Rixi -. Il presepe non è un arredo stagionale: è un pilastro della nostra identità, un simbolo che parla alla storia del Paese e ai valori che lo hanno costruito». Purtroppo il capoluogo ligure non è un esempio isolato. Anche in Toscana la follia woke sta prendendo il sopravvento su logica e buon senso. Una delle più famose canzoni di Natale, Jingle Bells, è stata stravolta nel testo per togliere ogni minimo riferimento religioso. Anche il Vecchio Continente deve convivere con attacchi pressoché continui (e spesso violenti) alla religione numericamente più importante del globo. E così a Bruxelles prima è stato realizzato un presepe «inclusivo», senza i volti di Gesù Bambino, Giuseppe, Maria e i Re Magi, in patchwork. Poi, mentre la Grand-Place iniziava ad animarsi, è emerso un dettaglio insolito nel presepe appena inaugurato: al Bambino Gesù mancava la testa. Secondo i primi riscontri, la statuina sarebbe stata decapitata durante la notte e il responsabile sarebbe poi fuggito portando con sé la testa. Dulcis in fundo, l'assalto degli immigrati islamici ai mercati di Natale organizzati proprio nella capitale belga. Sulla vicenda è intervenuto l'eurodeputato di Fdi, Carlo Fidanza. «Gli effetti dell'immigrazionismo sfrenato tanto caro alla sinistra sono sotto gli occhi di tutti. L'Europa ha il dovere di reagire». Senza dimenticare la Francia: a Béziers la sinistra e i sindacati hanno gridato allo scandalo perché nel cortile del municipio è stato installato un presepe natalizio; al mercatino di Natale di Amiens è stato vandalizzato da un uomo che ha decapitato la statua di Gesù Bambino. La difesa delle nostre tradizioni è stato il tema di un video, diventato virale, di Roberto Vannacci, che ha mostrato con orgoglio il suo mini-presepe da viaggio, in uno zaino militare, completo di statue e luci. «Ci sono luoghi, come alcune piazze o scuole, dove il presepe viene tolto o nascosto. Noi invece lo portiamo sempre con noi».
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