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Colpi troppo bassi, tante bufale e fuga dal duello tv
Oggi 14-11-25, 08:03
Provate a immaginare che cosa sarebbe accaduto se una testata di destra avesse falsificato il pensiero di due eroi dell'antimafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino attribuendo loro l'opposto delle opinioni espresse. Com'è noto, Falcone era favorevole alla separazione delle carriere, in vita lo disse e lo scrisse, Borsellino non prese mai una posizione pubblica. Eppure il Fatto Quotidiano ha manipolato il pensiero dei due magistrati riportando come vere delle citazioni inventate di sana pianta. Persino un magistrato tutto d'un pezzo come Nicola Gratteri, procuratore capo di Napoli, da sempre osteggiato o ignorato dai giochi correntizi dell'Anm, é cascato nel tranello della falsificazione riportando, in diretta tv, delle parole che Falcone non ha mai pronunciato. Tutti agiscono in buona fede, per carità, ma chi ha a che fare con l'informazione o con l'applicazione dellalegge dovrebbe sapere bene che il web è pieno di bufale e che le notizie andrebbero verificate. La campagna referendaria ha già assunto le tinte forti di uno scontro senza esclusione di colpi. Anche colpi bassi. È parso un filo inopportuno che l'Anm, il sindacato delle toghe, abbia lanciato il comitato per il No in un'aula della Corte di Cassazione. Lo ha fatto notare il ministro della Giustizia Carlo Nordio che si è detto disponibile a un confronto tv con il presidente dell'Anm Cesare Parodi il quale, dopo qualche esitazione, ha declinato l'invito spiegando che un simile confronto «costituirebbe una rappresentazione plastica, direttamente percepibile, di una contrapposizione politica tra il governo e la magistratura». Se l'Anm volesse davvero non politicizzare la questione per salvaguardare l'autorevolezza della magistratura, dovrebbe tenersi fuori dalla contesa politica, non indire scioperi contro una legge dello Stato, non lanciare comitati e anatemi contro un Parlamento che, nel rispetto della Costituzione, intende riformare l'ordinamento giudiziario. Un passo indietro della magistratura associata non saboterebbe il fronte del No, già rappresentato dai partiti di opposizione e da fior di giuristi ed esperti. Per questo, la fuga dal duello tv sembra piuttosto la mossa disperata di chi preferisce parlarsi addosso piuttosto che entrare nel merito di una riforma che, per dirne una, lascia intatto l'articolo 104 della Costituzione su un ordine giudiziario «autonomo e indipendente da ogni altro potere». In un duello tv Parodi sarebbe costretto a spiegare perché la magistratura dovrebbe godere di un trattamento eccezionale che si sostanzia in una giustizia domestica per cui cane non morde cane, e chi sbaglia non paga mai. È comodo buttarla sull'indipendenza del pm, che da questa riforma non viene intaccata; appare invece più difficile difendere un sistema correntizio che premia l'appartenenza sul merito. Per queste ragioni, saranno non pochi i magistrati che, infischiandosene dei diktat di Parodi e compagni, si recheranno alle urne per votare Sì.
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