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Fabrizio Moro: "Fare dischi? Un martirio, oggi scena italiana va troppo veloce"
Oggi 14-11-25, 09:35
Per Fabrizio Moro fare dischi è da sempre una prova di resistenza fisica. Un atto d'amore e di dolore insieme. "E' un martirio'' ammette lui senza troppi giri di parole all'AdnKronos. E nel suo nuovo album 'Non ho paura di niente' (Bmg), lo si sente tutto: il cuore, il fegato, e quel disagio di chi, come lui, vuole spingersi oltre la superficie. Il disco del cantautore romano, 50 anni, arriva a due anni e mezzo dal suo ultimo lavoro ed esce oggi solo in formato fisico (cd, vinile, vinile deluxe green petrol numerato). Un gesto controcorrente, in un tempo in cui tutto scorre veloce. Nove brani intensi, prodotti da Katoo, introspettivi e attuali. Da 'Non ho paura di niente', title track e manifesto, al graffio di 'In un mondo di stronzi', fino al respiro più interiore di 'Comunque mi vedi'. Ci sono storie vere ('Simone Spaccia'), riflessioni sulla memoria ('Scatole'), e dialoghi generazionali come 'Sabato', dove il Moro ventenne incontra il Moro di oggi - e lo sguardo del figlio. '''Non ho paura di niente' è un album in cui ho messo tanto cuore e tanto fegato - racconta -. Credo che ogni disco che ho scritto e prodotto sia stato sofferto, ma sofferto veramente. Andare a carpire le cose migliori dal punto di vista musicale che fluttuano dentro di te non è semplice. È sempre stata una grande prova fare un album per me. Non ho mai seguito esigenze di mercato, lo dimostrano anche i tempi che passano tra un disco e l'altro. E' un martirio e ogni volta è stato così''. Per Moro, l'attuale scenario musicale è saturo e caotico: ''La fase di scrittura di questo album è capitata in un momento che va dal post-Covid fino all'anno scorso, e non è stato felice per me - osserva il cantautore -. La mia generazione, quella dei cantautori di 'mezzo', ha sofferto di più questo cambiamento. Siamo nati con un sistema e ci siamo dovuti abituare a un altro. Il sistema musicale ha iniziato a vomitare cose su cose. Per uno che è abituato a fare un disco ogni due anni non è bello avere sempre meno spazi per proporre la propria musica. Quando è uscito il primo singolo mi sono reso conto che nello stesso giorno sono uscite altre 50 canzoni. Quando io ho iniziato non succedeva questo, i filtri erano molto più selettivi, a partire dal direttore artistico della casa discografica fino ad arrivare al direttore della radio". Da qui la scelta, netta e simbolica, di pubblicare 'Non ho paura di niente' solo in formato fisico. ''Ci sono diversi artisti che hanno già proposto questa cosa, Niccolò Fabi, Francesco Guccini - spiega -. Io credo che bisogna dare un po' di peso specifico a tutto questo mal di fegato che provi quando scrivi un album. Il fatto di dover scrivere e produrre un disco comporta lavoro, sofferenza, concentrazione, aspettative. Quando arriva il pacchetto finito lo regaliamo, perché gli abbonamenti sulle piattaforme si sa come funzionano. Questa non è una cosa bella. Va dato un valore al lavoro che si fa''. E aggiunge: ''Credo che sia giusto così. Dovrebbero iniziare a farlo i grandi, forse potrebbe cambiare qualcosa. Magari i ragazzi tornerebbero a comprare il giradischi e a dare un valore diverso alla musica''. Per Moro, la musica è stata una scuola più vera di qualsiasi aula: ''Io attraverso la musica ho imparato tante cose nella vita, molte più di quante non ne abbia imparate a scuola. Ho studiato i cantautori, i testi delle canzoni e ho appreso la vita. C'era un valore rivoluzionario, politico, sociale, dentro certi album''. E nonostante tutto, continua a credere nella forza dei testi: ''Ha ancora senso mandare un messaggio sociale tramite le canzoni. Ma il problema sono i 'filtri', non i giovani - sottolinea -. I giovani non hanno colpa, si ritrovano immersi in uno scenario che è arrivato a un punto di non ritorno. I 'filtri' per me sono i media: dovrebbero dare un po' più d'attenzione a un certo tipo di passaggi musicali e meno ad altri''. Su Sanremo, dove ha trionfato due volte (nel 2007 nella categoria Giovani con 'Pensa' e nel 2018, in coppia con Ermal Meta, nella categoria Big con 'Non mi avete fatto niente') Moro ha un'opinione netta: ''Nonostante siano cambiati i colori e le luci, perché c'è sempre più spettacolo televisivo e sempre meno tradizione, è rimasto un palco molto importante, soprattutto per i giovani musicisti, cantautori e autori. Sicuramente è il palco più importante che c'è in Italia''. E poi ci sono i live, la dimensione che più lo emoziona. ''Quando sono in fase di scrittura penso già al concerto che intendo promuovere - dice -. Mi riunisco con i musicisti, che sono gli stessi da vent'anni, e iniziamo gli arrangiamenti dei pezzi in base alle facce che immaginiamo sotto al palco. Ogni disco l'ho registrato pensando sempre a come avrebbe risposto la gente durante i concerti e non all'ascolto da casa''. Il nuovo tour, 'Non ho paura di niente Live 2026', partirà con un'anteprima al Palazzo dello Sport di Roma. ''Ogni concerto per me è speciale, non lo dico per circostanza. Oggi qualsiasi disco si fa esclusivamente per suonare dal vivo. È rimasta quella la parte più bella di questo mestiere''.
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