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Fico ammette l'ormeggio agevolato: "La barca a Nisida? Ma era tutto legale"
Oggi 14-11-25, 14:29
Le spiegazioni pubbliche di Fico sul famoso gozzo di lusso, che tanto stanno facendo discutere la politica nazionale, si rivelano un fallimento o peggio rischiano di tornargli indietro come il più classico dei boomerang. L'ex presidente della Camera, tentando di giustificare i propri acquisti in mare, finisce, ancora una volta, per tirarsi la famosa “zappa sui piedi”. Intercettato dai cronisti della trasmissione Farwest di Salvo Sottile, in onda stasera su Raitre, il candidato a governatore non solo ribadisce come non ci sia nulla di strano a possedere una barca, pur trattandosi di uno sciallino da 34 metri e dimenticando ogni sermone rimediatoci sui benefit della casta, ma ammette come lo abbia «comprato ad aprile 2024 e, quindi, non è soggetto a dichiarazione». Qui, però, casca l'asino. Ciò, infatti, conferma quanto sollevato a più riprese su queste colonne, ovvero che il nostro capitano prima di “Paprika” avesse un altro vascello. Altrimenti che senso aveva chiedere un permesso speciale, a un prezzo speciale (500 euro l'anno, un regalo praticamente), in un'area di proprietà dell'aeronautica militare che, salvo rare eccezioni, dovrebbe essere interdetta ai civili? Peccato che su questi interrogativi non arrivano risposte chiare ed esaustive. Robertone sostiene solo di aver «ormeggiato sempre e solo in posti assolutamente legali e il porto di Isida non è illegale. Ci sono i documenti a dimostrarlo». Nessuno, però, ha mai messo in dubbio tale aspetto. Il problema è un altro: perché abbia dovuto avere uno sconto per un qualcosa che di istituzionale aveva poco o nulla, tra l'altro in un periodo che non occupava alcuna funzione? Altro aspetto, poi, non di poco conto quello sollevato dal viceministro Antonio Iannone. Da esperto amministratore avrebbe dovuto sapere che ogni anno si dichiara il proprio stato patrimoniale. «È sicuro – dice l'esponente di FdI – che abbia rispettato l'art. 4 della legge 5 1982 n. 441?». Tutte questioni su cui il furbo Robertone svia nel migliore stile democristiano possibile e, anzi, fa la predica a chi lo accusa: «Chi va con l'autobus non può andare in barca e chi ha una macchina può andare? È una questione stupida, non è una questione di immagine. E se non ci sono problemi, non c'è niente da parlare». Peccato, invece, che le opacità ci sono e non sono poche, considerando che parliamo di possibili “violazioni” da parte non di un cittadino qualsiasi, ma di chi ha presieduto l'Aula di Montecitorio e ora si candida a guidare una delle Regioni più importanti del Paese. Dove è finita quell'etica e quel modus operandi basato sulla "trasparenza" che i grillini, fino a ieri, vantavano come una loro assoluta esclusiva? Forse sono diventati la stessa casta che dicevano di combattere.
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