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Prove tecniche di partito islamico tra Hannoun, Usb e Potere al Popolo
31-10-2025, 15:11
Prove generali perla nascita di un partito islamico? Sembrerebbe, visto che è tenuta ieri alle ore 21 una vera e propria assemblea che ha riunito l'Associazione dei palestinesi d'Italia, presieduta da Mohammad Hannoun (il giordano al centro dell'inchiesta de Il Tempo), Potere al Popolo e l'Usb (Unione sindacale di base). Si sono ritrovati a Piacenza, presso l'Hotel Euro. Abbiamo contattato la direzione per capire se fosse a conoscenza della natura dell'evento, dal momento che è stato organizzato da Hannoun, al quale nei giorni scorsi la questura ha consegnato un foglio di via dalla città di Milano della durata di un anno per aver evocato la cosiddetta "legge del taglione" secondo cui «chi uccide va ucciso», ed è ritenuto dal dipartimento del Tesoro Usa una propaggine di Hamas in Italia che con le sue finte associazioni caritatevoli avrebbe finanziato l'ala militare di Hamas. Mala direttrice dell'albergo ha ritenuto la nostra richiesta di chiarimenti una «violazione della privacy» e ci ha esortato a non insistere con le domande. Il punto, in ogni caso, è il motivo per cui hanno deciso di riunirsi: «Genocidio palestinese. Guerra internazionale. Riarmo europeo», come hanno scritto sulla locandina. A interfacciarsi con Hannoun c'erano José Nivoi, già ritratto al fianco di Chef Rubio, presentato come portuale Usb e membro della Global Sumud Flotilla, e Marta Collot di Potere al Popolo. Poi il messaggio finale contenuto nel manifesto: «Blocchiamo tutto per cambiare tutto». Ma cambiarlo come? Lecito chiedersi se ci sia o meno dietro un disegno politico con cui si cerca di richiamare l'attenzione su tematiche di attualità usando non più solo lo strumento della manifestazione. Perché, appunto, non si tratta di un raduno in piazza, bensì di una riunione che coniuga mondo islamico, sindacati e sigle extraparlamentari. Anche perché l'attenzione non viene richiamata unicamente sulla «causa palestinese», in cui potrebbe avere senso trovare un'associazione come quella di Hannoun, ma sono evocate anche altre tematiche come il riarmo voluto da Bruxelles. Non è un'operazione fantasiosa quella di immaginare un partito islamico in Italia, avendo già avuto modo di analizzare il caso di Monfalcone, in cui è stata presentata alle elezioni comunali per la prima volta una lista guidata da Bou Konate con soli candidati islamici. Va fatta una chiara distinzione tra Islam e Islam politico: il secondo è portato avanti dalla Fratellanza musulmana, fondata in Egitto nel 1928 da Hasan al-Banna, finalizzata alla realizzazione di uno Stato islamico che sovverta l'ordinamento democratico del Paese in cui ci si vuole insediare. Un movimento, messo al bando persino da alcuni Paesi arabi, che si muove sottotraccia e che ha sempre trovato, storicamente, la più solida alleanza con le sigle sindacali, portando avanti la volontà di legittimarsi attraverso processi elettorali e tentando di far leva sui bisogni primordiali e concreti soprattutto delle classi sociali meno abbienti. Per questo motivo non si può prescindere dalla politica, megafono necessario per realizzare i famosi dodici punti in cui è ricapitolata la volontà di islamizzazione messa in atto dai fratelli musulmani. Se da un lato, quindi, c'è il continuo proliferare di fittizi centri culturali, in cui si prega illegalmente (non avendo i locali la corretta destinazione d'uso), dall'altra parte la propaganda viene effettuata tramite cortei e insediandosi negli ambienti politici, consci di avere qualcosa da offrire. E quel qualcosa si chiama consenso. Ed è per questo che, senza una reale presa di coscienza rispetto al pericolo che corre l'Occidente, c'è il rischio che la consapevolezza arrivi al termine di un processo fin troppo avviato, come accaduto in Francia o nel Regno Unito, in cui il sodalizio tra Islam radicale e una certa politica è molto saldo.
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