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Scippi, violenze e aggressioni, la stazione Termini è un Far West
Oggi 02-12-25, 07:39
Le «zone a tutela rafforzata» non funzionano. È evidente che questo provvedimento, nella Capitale ormai in vigore da maggio, non è riuscito a ottenere in sei mesi i risultati sperati. E la colpa non è dei mancati controlli da parte delle forze dell'ordine. Quelli ci sono. La presenza delle divise, all'Esquilino e intorno a stazione Termini, è forte, incessante e costante. Ma gli immigrati, gli sbandati, i senzatetto, sono un esercito inesauribile che la stazione centrale attrae come una potente calamita. Perché è intorno ad essa che si concentra il via vai dei turisti appena sbarcati a Roma, è all'Esquilino che si conta la maggior parte degli alberghi, dei b&b e degli affittacamere. Ma è soprattutto qui che gli stranieri e i clochard possono trovare un pasto e un ricovero. L'abbiamo scritto e riscritto. Solo allontanando queste strutture dalla «zona rossa» è possibile, mantenendo la stretta di polizia e carabinieri sul territorio, rendere stazione Termini un'area sicura, di giorno e di notte. Basti pensare che intorno allo scalo si concentrano l'affollatissima mensa serale e dormitorio della Caritas di via Marsala intitolata a Don Luigi Di Liegro, quella di via Paolina, una traversa di piazza dell'Esquilino, gestita da Sant'Egidio, ancora la mensa diurna della Caritas "Giovanni Paolo II" di Colle Oppio e il "Centro docce solidale" della Parrocchia S.S. Silvestro e Martino ai Monti. Senza contare tutte le altre realtà satelliti sparpagliate nella zona, che accolgono poveri cristi per la notte, e la tensotruttura di largo di Porta San Lorenzo realizzata per dare un tetto, di notte, a decine di immigrati africani che fino allo scorso anno affollavano il "Gran Camping Roma" di viale Pretoriano lungo le Mura Aureliane. E qui entra in gioco la «zona rossa» o «a tutela rafforzata». Per quanti "daspo" e disposizioni di allontanamento con divieto di re-ingresso possano eseguire le forze dell'ordine nei confronti di chi crea disordini o commette reati minori, e sono decine ogni mese, loro torneranno. Questo è sicuro. Perché non hanno un'alternativa. E poi ci sono i malintenzionati, quelli che "bazzicano" la stazione e le vie dintorno per un altro tipo di fame, una fame predatoria che trasforma giovani senza scrupoli e senza nulla da perdere in pericolose bande criminali. Abbiamo fatto due calcoli a spanne, seguendo la cronaca "spiccia" a ritroso per due mesi. E i numeri sono impressionanti. Tra carabinieri, polizia di Stato, polizia di Roma Capitale e Guardia di finanza, sono state arrestate oltre cento persone e ne sono state denunciate una settantina. A finire in manette, neanche a dirlo, sono soprattutto stranieri, in particolar modo nordafricani; ma anche romeni, peruviani, bosniaci, cileni, georgiani, cingalesi, bengalesi. I reati registrati sono prevalentemente rapine, scippi e furti ai danni di uomini e donne che camminano a piedi, soli, nelle strade a ridosso di Termini, all'Esquilino come a Monti o nel quartiere San Lorenzo. E non si fermano davanti a niente, pronti a tirare fuori il coltello e a colpire, se necessario, per qualche spiccio. Uno degli ultimi episodi violenti è stata l'aggressione a un uomo di 61 anni in piazza dei Cinquecento, a pochi metri dall'ingresso della stazione, avvenuta una settimana fa. L'aggressore in questo caso era un somalo, entrato in azione insieme a un gruppetto di altri africani. La vittima è stata accerchiata e colpita più volte al volto per strappargli in cellulare. Il 61enne, ricoverato in ospedale, ne avrà ancora per tre settimane. Non solo rapine, però. Interno alla stazione ferve lo spaccio di ogni tipo di sostanza stupefacente. Il mercato è affidato a gang di giovanissimi, ben organizzate come se agissero nelle grandi "piazze di spaccio" di periferia, con tanto di pali e vedette. Spesso le babygang si scontrano. Le risse sono all'ordine del giorno e ci vuole un momento per trasformare un'aggressione in un tentato omicidio. La verità è che Termini, soprattutto di notte, non è un luogo da vivere, ma da evitare. Chi lì ci lavora lo sa bene. Leggete le testimonianze raccolte ieri sul campo.
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