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"Bimbi nel bosco? Tutto bene", Ma i tutori non vogliono “liberarli”
Oggi 07-12-25, 10:07
La fotografia che la settimana prossima arriverà al tribunale dei minori de L’Aquila sembra di quelle sfuocate.Ancora in bilico, quantomeno dai contorni confusi. Da una parte c’è il parere della curatrice speciale Marika Bolognese e della tutrice Maria Luisa Palladino, che da qualche settimana seguono i tre figli della “famiglia nel bosco”; dall’altra la relazione (aggiornata) dei servizi sociali e della casa di comunità che ospita fisicamente i piccoli Birmingham- Trevallion. Il primo dice che «il periodo di osservazione trascorso dai minori nella struttura protetta è troppo breve per stabilire se le criticità rilevate dall’autorità giudiziaria minorile siano state superate»; la seconda suggerisce che, invece, quei ragazzini, che dal 20 novembre non vivono più assieme ai definire. E proprio per questo le carte, le perizie e i resoconti stanno iniziando ad avere un loro peso specifico. Sì, è vero, l’indicazione della curatrice e della tutrice non è vincolante, vuol dire che non deve essere seguita per forza, alla lettera, dal giudice. Epperò è lì, nero su bianco, sulla scrivania del magistrato che una delibera la dovrà prendere, è pure trapelata alla stampa. Una settimana sola in comunità, fanno notare Bolognese e Palladino, è un lasso di tempo troppo ristretto per un’osservazione puntuale: e d’accordo, sarà anche vero, certe cose non si fanno di fretta, ma il tempo, in questa vicenda, c’entra e c’entra addirittura un po’ troppo. Perché stiamo parlando di tre ragazzini di sei e nove anni per cui ogni secondo è prezioso e ogni minuto è un minuto in più passato lontano da babbo Nathan e mamma Catherine. Tra l’altro, ed ecco il rovescio della medaglia, la responsabile della casa famiglia di Vasto che ospitai tre bimbi (e la loro madre) grossi dubbi sembra non averne. Se le prime valutazioni degli assistenti sociali criticavano le (scarse) possibilità di socialità dei bambini (perché i loro genitori «applicano i principi dell’unschooling», cioè non li mandano a scuola ma garantiscono un’istruzione casalinga, con la conseguenza che «non possono frequentare liberamente gli altri” e sono «influenzabili dal rapporto esclusivo» con loro), le considerazioni odierne raccontano un altro scenario. I tre Birmingham Trevallion, in casa famiglia, danno segnali positivi e i loro genitori stanno avendo un atteggiamento costruttivo (hanno accettato di eseguire i lavori nel casolare di Palmoli in modo da renderlo adeguato alla vita famigliare, per esempio). Il nodo da sciogliere, ora, è quello giuridico e, ancora, non è semplice.All’orizzonte (non c’è una data specifica ma si ipotizza entro la settimana prossima) c’è il punto del tribunale dei minori, tuttavia martedì 16 dicembre andrà in scena pure l’udienza davanti alla corte d’appello civile sul ricorso presentato dai Birmingham - Trevallion. La matassa della “famiglia del bosco” è però meno intricata di quel che si potrebbe pensare: segnali di distensione, di compressione e di buona volontà ce ne sono diversi. L’intenzione di ristrutturare il casolare, come detto.La mano tesa di chi sta provando ad agevolare l’operazione (il ristoratore che ha messo a disposizione di papà Nathan una casa alternativa per tutti i mesi in cui sarà impegnato con gli operai, addirittura il cantante Al Bano ha fatto sapere di avere una soluzione simile che potrebbe concedere perché «subito dopo il mio primo successo lasciai la grande città per vivere in un bosco a due chilometri e mezzo del centro abitato dove non c’era acqua né elettricità né telefono»). Il rimedio delle istituzioni (il Comune di Palmoli è pronto a offrire insegnanti e lezioni individuali ai tre bambini per garantire loro un supporto didattico ulteriore assieme a quello parentale). Non ultima (ci siamo arrivati) spunta la politica. Il console australiano (mamma Catherine è di Melbourne), il 9 dicembre, visiterà la casa famiglia di Vasto e, nel frattempo, mentre ad Ancona le associazioni Anima Mundi e Marche Terre Libere sfilano chiedendo «nessuna ingerenza dello Stato» e ribadendo che «non si tolgono i figli ai genitori che li amano», il vicepremier Matteo Salvini (Lega) si sfoga sui social: «Perché continuare a imporre sofferenza e distanza forzata a tre bimbi, a una mamma e a un papà che hanno scelto l'Italia per crescere liberi e sereni i loro figli? La nostra battaglia di civiltà prosegue, e non ci fermeremo finché questa famiglia non tornerà a essere unita. Questa non è “giustizia”, questa è una vergogna! Assistenti sociali, avvocati e giudici sono sempre attesi nei campi rom abusivi di tutta Italia...».
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