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Pietro Senaldi: Schlein assediata dal M5s. E sul fronte destro il federatore Sala va a sbattere sul ribelle Renzi
05-11-2024, 12:56
I frati della Basilica di San Francesco d'Assisi hanno smentito l'indiscrezione giornalistica che li voleva tutti elettori di Stefania Proietti, candidata del centrosinistra alla presidenziali dell'Umbria, tra meno di due settimane. La fonte si presentava come autorevole ma il detto non perdona: «Scherza con i fanti e lascia stare i santi». Brutta notizia per Elly Schlein, alla quale conviene rivolgersi direttamente al padrone di casa, il “poverello” di Assisi, pregandolo di guardare in basso e darle una mano; anche se una così laica alla segreteria dem non si era mai vista. A giudicare infatti dalle conseguenze della sconfitta una settimana fa del fu campo largo in Liguria sulla già precaria stabilità del centrosinistra, una débâcle in terra d'Umbria aprirebbe una faida che solo nel Pd se ne è capaci. La leader è assediata sia dagli alleati alla sua destra sia da quelli alla sua sinistra. Il 28% dei dem in Liguria è stato un boomerang: non ha portato alla conquista della Regione e ha agitato i compagni d'avventura, mettendoli ancora di più uno contro l'altro. I Cinquestelle, per bocca di Chiara Appendino, hanno fatto sapere che «non è il momento per un'alleanza strutturale con il Pd». L'onorevole ha parlato al Fatto Quotidiano, raccogliendo l'invito che il direttore Marco Travaglio ha fatto a Giuseppe Conte giorni fa, raccomandandogli di veleggiare in solitaria per un po'. «M5S deve ridarsi identità e visione, non parliamo più agli esclusi» ha dichiarato l'ex sindaca, addebitando ai dem il cattivo risultato del suo partito in Liguria, colpa di un candidato di coalizione «non innovativo né credibile, che ha spinto i nostri elettori a non votare». M5S mette le mani avanti per i prossimi risultati in Emilia-Romagna e Umbria, dove il partito ormai di Conte rischia una performance peggiore del 4,6% rimediato la settimana scorsa. Non un buon viatico per l'assemblea (ri)costituente di fine mese, nella quale il fondatore, Grillo, sarà definitivamente messo alla porta. Anche a questo proposito si registra un paradosso: il Movimento vuole darsi nuove prospettive e ritrovare l'anima per recuperare voti, ma tutti i riferimenti dell'elettorato grillino sono ormai fuori dal partito, dall'Elevato a Casaleggio, da Di Battista a Di Maio, da Giarrusso a Toninelli; e qualcosa vorrà pur dire. Bene lo ha capito Alleanza Verdi e Sinistra, che sta beneficiando del tramonto di M5S e briga per tenerlo incatenato alla coalizione. «Per anni a sinistra abbiamo creduto che l'identità si costruisse misurando i centimetri che ci separano dagli altri. Io penso che sia un errore e che essa si fondi sulla coerenza e la definizione del proprio profilo politico nella pratica quotidiana» pontifica Nicola Fratoianni. Uno spot autopromozionale, e piuttosto veritiero, indirizzato ai delusi del Movimento. Conte colpito e affondato. Meglio non va se si guarda dall'altra parte. Da qualche tempo si parla di Beppe Sala come possibile federatore delle forze moderate e liberali della sinistra, ammesso che ancora ci siano. Sarebbe un progetto che il sindaco non più amato di Milano coltiva con Schlein, anche se ha il sapore di un mezzo commissariamento della segretaria. Comunque, già alla sua prima uscita il federatore ha creato malumori. «Matteo Renzi non è federabile, o comunque federarlo sarebbe al di là delle mie capacità umane. Con Carlo Calenda invece c'è stima reciproca e continuiamo a parlarci, anche se c'è molto lavoro da fare» ha dichiarato il paciere dei moderati, innescando l'inevitabile reazione puntuta del fu rottamatore, che si sente, non senza qualche ragione, il creatore politico del sindaco. «Se il mio amico Beppe vuol federare, gli suggerisco di essere molto paziente e poco permaloso» è la replica del leader di Italia Viva, reduce da un'intervista ad Avvenire dove aveva bacchettato il sindaco affermando che «il modo migliore per aiutare i riformisti a scegliere il centrosinistra è lavorare bene a livello amministrativo e garantire la sicurezza a Milano». A buon intenditore... In questo caos, da giorni il mondo progressista discute sulla formula suggerita da un altro “elevato”, Goffredo Bettini, che immagina «un'alleanza elettorale a maglie larghe che progressivamente si stringe intorno a un contratto elettorale». Della serie, ora liberi tutti ma quando si avvicinano le Politiche riproponiamo la grande ammucchiata. È il metodo polvere sotto il tappeto, può servire a sterilizzare l'effetto delle polemiche e forse perfino a trovare una sintesi al momento del dunque. Ma poi il finale è già scritto: tempo un paio d'anni massimo e tutti a casa, come per l'Ulivo. Non c'è due senza tre. Sempre ammesso che Conte e Renzi tradiscano la loro natura dello scorpione e non invece Elly e il suo Pd, il vitello grasso che tutti vogliono ammazzare.
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