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Politica
Regionali, Noto svela l'errore della sinistra: "Status quo, sbagliato confronto coi dati nazionali"
25-11-2025, 11:44
Il voto delle Regionali con un finale 3-3 è sostanzialmente un pareggio. Eppure c'è chi di fatto spaccia questa tornata elettorale come una sconfitta (del tutto surreale) del centrodestra e di Giorgia Meloni. A rimettere le cose in chiaro è il sondaggista Antonio Noto che sul Tempo spiega un concetto abbastanza semplice: "Nessuno è riuscito a sfondare convincendogli elettori mobili Certificatolo status quo". A stretto giro, sempre Noto impartisce una lezione alla sinistra: "Sbagliato leggerlo in chiave nazionale, pesa l’aspetto locale". Il ragionamento di Noto è piuttosto lineare: "Sarebbe un errore analitico, e direi anche un rischio interpretativo. Le Amministrative, e ancor più le Regionali, rispondono a dinamiche radicalmente diverse rispetto alle Politiche. Qui pesano le liste civiche, il voto di preferenza, la dimensione locale, il rapporto diretto con amministratori e territori. Alle Politiche, invece, si vota un brand, un leader, una proposta programmatica nazionale. Questi risultati non possono essere usati quindi come una proiezione delle prossime Politiche". [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:45065077]] Sulla sinistra aggiunge: "Una necessità. Direi che il campo largo ha avuto il valore di un test preliminare. Se l’esperimento fosse fallito in Campania e in Puglia, sarebbe stata messa in discussione la sua riproposizione in vista delle prossime Politiche". Poi il sondaggista spiega: "In queste elezioni, francamente, no. Non c’è stato un bacino reale di indecisi da contendere. Ogni candidato ha parlato al proprio perimetro elettorale, consolidando la base tradizionale. Nessuno è riuscito a sfondare convincendo gli elettori mobili, quelli che possono cambiare gli equilibri. Molti potenziali indecisi non sono diventati votanti: hanno semplicemente scelto di restare a casa. È un comportamento diverso". Infine una rilfessione sull'astensionismo: "Il fattore decisivo è la forza delle liste. In Veneto, dove il centrodestra dispone di strutture più radicate e liste costruite nel tempo, l’astensionismo ha persino favorito la coalizione. In Campania e Puglia, al contrario, il centrodestra presentava candidati meno radicati e liste deboli, e lì ha pagato pegno. La variabile non è l’area politica, ma il livello di organizzazione territoriale".
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