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Sechi: il filo che unisce il manager licenziato e Maurizio l'arrivista
03-12-2024, 07:05
C'è un filo che unisce Carlos Tavares e Maurizio Landini: l'ex numero uno di Stellantis e il segretario della Cgil sono due personalità in “conflitto permanente”, non conoscono la mediazione, vivono nel dominio del loro punto di vista. Il primo è saltato, il secondo vuole «rivoltare l'Italia come un guanto». John Elkann ha fatto la cosa giusta, allontanare Tavares (decisione che Libero auspicava da oltre un anno, quando nessuno osava mettere in discussione la sua posizione) era urgente, il manager franco-portoghese era diventato un problema di “compatibilità ambientale”. Automotive News, la rivista americana più importante del settore, ieri ha pubblicato un commento sulla necessità di scegliere un successore che sia «un pacificatore». Tavares ha rotto negli Stati Uniti con i sindacati e i rivenditori, in Italia ha demolito il rapporto con il suo principale interlocutore, il governo, ogni dubbio sul suo piano traballante diventata ai suoi occhi un atto di lesa maestà. Elkann ha preso atto della situazione - «nelle ultime settimane sono emersi punti di vista diversi» - e ha anticipato i tempi dell'uscita. Tavares era diventato l'ostacolo per rilanciare Stellantis in America, per riprendere il dialogo con Palazzo Chigi in Italia (mercato piccolo, certo, ma di enorme significato per un'impresa che ha le sue radici a Torino), per ridisegnare la strategia industriale, ricalibrare gli obiettivi commerciali e il marketing, ricostruire l'immaginario della casa automobilistica che ha in portafoglio marchi come Alfa Romeo, Lancia e Maserati, un pezzo glorioso della storia dell'auto. Tavares se ne va, il timone dell'azienda passa a un comitato esecutivo guidato da Elkann. È una buona notizia, un nuovo inizio, la successione sarà meditata e John ha accettato la sfida. Altro punto molto importante, torna in azienda come consigliere personale di Elkann Richard Palmer, che fu uno degli architetti dell'era Marchionne. L'altro carattere sulfureo di questa storia, Maurizio Landini, non dovendo rispondere del suo operato al mercato e agli azionisti, non tenendo conto dei numeri e della realtà (come documentiamo su Libero), è diventato la caricatura di un monarca chiassoso che va contro il muro della realtà. Il suo sistema di potere si basa sul caos, un'idea antagonista che ha ben poco a che fare con il lavoro e molto invece con la battaglia politica. Alla fine sul taccuino abbiamo una notizia buona e una cattiva: il capitalismo è democratico, il sindacalismo rosso è assolutista.
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