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Un posto magico in una valle bella e devastata
Oggi 14-11-25, 14:19
Non è una marchetta perché non mi torna nulla, improbabile che qualcuno ci metta piede e poi quel posto forse non esiste più. In ogni caso era un capodanno di quelli raffazzonati, decisioni tardive e soluzioni relative. Scegliemmo in virtù della casa, meravigliosa seppur lontana. Si trovava a Valdeblore, Alpi Marittime francesi, di cui fino a quel momento ignoravo l’esistenza. Coltivai l’illusione della neve fino all’ultimo, in fin dei conti sono Alpi, ma nemmeno per idea. Distese d’erba ringiallita dall’inverno, un virtuoso e totale isolamento (neppure un bar a tiro di schioppo), sole malinconico. La casa era notevole, un camino imponente, la sauna all’aperto poteva essere fiabesca, ma l’assenza della neve la rendeva una sauna all’aperto nella fanghiglia. Il secondo piano si rivelò una sorta di soppalco, frastuono continuo, amen, eravamo lì per far festa. Le camminate nei boschi ci regalarono soddisfazioni relative. Un giorno guidammo fino a Saint Martin-Vesubie, poi un sentiero, 40 minuti di cammino. E la devastazione. Tronchi secolari accatastati a perdita d’occhio ai bordi delletto di un torrente in secca, ruspe, camion stracolmi di altrettanti tronchi, macerie, fango. In potenza una bella vallata, ma l’alluvione dell’ottobre ’23, dopo quella ancor più terribile del 2020, la sgretolò fino alla post-apocalisse. Raggiungemmo il rifugio, l’Alpage, incastonato in un angolo che escludeva ogni squarcio di rovine. Tutto in legno, il secondo piano una sorta di giocheria degna di Lewis Carroll, pochi coperti. Un menù essenziale e gli gnocchi, incredibile ma gnocchi, la specialità della casa. Erano notevoli, così come la generosa raclette. Strepitosi i ravioli nizzardi farciti di coniglio. Un camembert al forno eccitante. Divino tutto e divine loro due, le signore che animavano quel puntino nel cuore di una vallata disastrata. Giostravano con lentezza, i tempi piacevolmente dilatati (alchimia preziosa). La carta proponeva solo due rossi, ottimi. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44894391]] Felicità, insomma, quella che porta in dote un pranzo orgasmico e burroso. Finì in caciara, molto vino e altrettanti sproloqui, alcuni in un francese zoppicante. Chiedemmo un genepì, una grappa, fate voi. Non c’era nulla del genere e la delusione fu tangibile. Ci proposero delle zollette di zucchero macerate in non so quale mix alcolico. Ci parve specchietto per le allodole ma in ogni caso favorimmo. Estreme. Difficile deglutirle tanto erano alcoliche. Una, due, tre, forse quattro e cinque. Si fecero sentire, lo assicuro. Una grappa morbida sarebbe stata più gustosa, ma la zolletta fu una sorpresa. Proprio come quel puntino nella devastazione che rese un capodanno raffazzonato assolutamente narrabile. [[ge:kolumbus:liberoquotidiano:44915393]]
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