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Estero
Come è cambiata l'America nel 2025 con il 'terremoto' Trump
Oggi 31-12-25, 11:06
AGI - Un anno di Donald Trump si è concluso come era cominciato: parlando di fine del conflitto tra Russia e Ucraina e citando gli alleati europei. Rispetto a gennaio, però, l'atteggiamento del presidente degli Stati Uniti verso i leader occidentali è leggermente cambiato nelle ultime settimane. Nell'incontro di Mar-a-Lago con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Trump ha lodato gli alleati e riconosciuto il loro impegno per risolvere la crisi. Ma il tycoon ha anche ribadito come sia soprattutto europeo l'interesse ad aiutare l'Ucraina. "Noi stiamo a migliaia di miglia di distanza, separati da una cosa che si chiama oceano Atlantico, mentre loro sono lì", ha detto. È stato un modo per dire che il carico della spesa per far ripartire l'Ucraina e proteggerla dovrà ricadere sulla vecchia Europa. La continuità della politica estera e la guerra commerciale Anche questo aspetto rappresenta una continuità con il mandato di Trump, che aveva aperto il nuovo corso, attaccando i leader europei e promettendo una guerra commerciale, così poi fatta ad aprile con il Liberation Day. Sui dazi il tycoon ha cambiato molte volte posizioni, ma non atteggiamento: Trump considera la diplomazia fatta di minacce, avvertimento, nel segno del più forte. Il paradigma della seconda presidenza: meno caotica, più sistematica Cosa resta di questo primo anno trumpiano? Il Paese appare irriconoscibile e al tempo stesso perfettamente se stesso. E questo vale anche per la Casa Bianca, con le sue demolizioni e le nuove colate d'oro, paradigma di una presidenza diversa dalla prima: meno caotica, più sistematica, meno interessata alla persuasione e più alla punizione. Il 2025 della seconda era Trump sarà caratterizzato dalla normalizzazione dell'eccezione: ogni giorno con Trump è diverso. Ogni atto segna uno strappo con la storia, con lo stato di diritto, con la tradizione. Neanche i potenziali conflitti di interesse scandalizzano più l'America perché, come sostengono i repubblicani del Congresso, Trump "fa tutto alla luce del sole". Risultati economici e malcontento popolare Poi c'è il resto: i risultati della sua agenda, tra cui la pace raggiunta a Gaza dopo due anni di conflitto, che il presidente ha rivendicato più volte. La guerra commerciale ha alimentato la corsa al rialzo dei prezzi, ma intanto Wall Street continua a crescere, i titoli di S&P 500 hanno raggiunto una quotazione record a ottobre, recuperando le perdite accumulate dopo il "Liberation Day", il 2 aprile. La Casa Bianca ha annunciato nuovi investimenti dall'estero, e tra questi figurano giganti dell'auto tra cui Stellantis. L'occupazione, però, ha segnato un rallentamento in estate, trascinando verso il basso l'industria, l'energia e il settore minerario. La disoccupazione a novembre ha raggiunto il 4,6 per cento, un livello che non si registrava da quattro anni. Il presidente ha rivendicato più volte l'inversione della migrazione e una "crescita netta del lavoro del cento per cento per gli americani". Ma i sondaggi indicano un malcontento generale: l'indice di approvazione sull'economia è sceso a -25 per cento. Solo il 20 per cento ritiene che il Paese sia sulla strada giusta per contrastare l'inflazione, e solo il 27 per cento promuove Trump sull'occupazione. Anche nella classe operaia - uno dei bacini di voti del tycoon - la popolarità è in discesa. Escalation internazionali e scandali interni: Venezuela ed Epstein Nel frattempo il presidente ha scavalcato il Congresso firmando più di 220 ordini esecutivi, più di qualsiasi suo predecessore nello stesso periodo. E ha graziato più di 1600 persone. Intanto sta avviando gli Stati Uniti verso un conflitto ibrido contro il Venezuela, con l'obiettivo di deporre il presidente Nicolas Maduro. Il sequestro delle petroliere al largo del Venezuela rappresenta una drammatica escalation, che si incrocia con un altro passaggio chiave per l'amministrazione: il caso Epstein. Le pubblicazioni dei file legati all'inchiesta non hanno finora portato alla luce fatti che possano incriminare Trump, ma i riferimenti al presidente sono frequenti, provocando frustrazione in Trump. I Democratici faranno di tutto per tenere vivo lo scandalo fino alle elezioni di midterm, in programma nel novembre del 2026. La Corte Suprema e l'ipotesi del terzo mandato Il prossimo anno sarà anche quello in cui la Corte Suprema, che finora si è schierata spesso a favore del tycoon, è chiamata a decidere se i dazi imposti senza passare dal Congresso dovranno restare o no. Ma Trump è stato chiaro, lanciando un avvertimento ai sei giudici conservatori: se i dazi verranno tolti, l'"America è finita". È possibile che la Corte, a maggioranza conservatrice, provi a dare una mano alla Casa Bianca. Tra alti e bassi, Trump appare ancora in controllo del potere, nonostante i sondaggi negativi. Il prossimo anno, a due dalle presidenziali, sarà quello in cui probabilmente l'ipotesi del terzo mandato potrebbe diventare il vero mantra politico americano. I suoi finanziatori hanno cominciato a fare pressione perché si lanci verso quella che rappresenterebbe uno strappo verso la Costituzione. Non sarebbe soltanto l'ennesimo strappo, ma il più forte.
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