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Cronaca
De Maria al Duomo con la kefia in testa prima di suicidarsi. I giudici, "vicenda dall'esito imprevedibile"
Ieri 13-05-25, 21:36
AGI - Emanuele De Maria è salito domenica scorsa sulla terrazza del Duomo con la kefia in testa prima di suicidarsi. Il Tg1 ha mostrato le immagini che riprendono il 35enne, già condannato per l'omicidio di una prostituta nel 2016 e ricercato per aver accoltellato il giorno precedente un collega dell'hotel Berna, dove era impiegato come receptionist grazie a un permesso di lavoro esterno, prima di gettarsi da 40 metri di altezza. Il video, in particolare, mostra De Maria acquistare il sabato il biglietto di ingresso e poi salire le scale della cattedrale, il giorno dopo, per farla finita. Di lì a poco è stato ritrovato il cadavere al Parco Nord della barista italo-cingalese Chamila Wijesuriya, che le telecamere di sorveglianza avevano ripreso in compagnia dello stesso De Maria nei pressi dell'abitazione della donna a Cinisello Balsamo. Le motivazioni sul lavoro esterno La decisione di far svolgere il lavoro esterno a Emanuele De Maria "è stata emessa in ragione di un percorso carcerario che si è mantenuto sempre positivo anche durante i due anni di lavoro presso l'albergo Berna, senza che nulla potesse far presagire l'imprevedibile e drammatico esito". Lo scrivono il presidente della Corte d'Appello Giuseppe Ondei e la presidente della Sorveglianza facente funzione Anna Maria Oddone, in relazione alla vicenda del detenuto per un femminicidio ammesso al lavoro esterno che ha ucciso una sua collega e si è suicidato lanciandosi dalle terrazze del Duomo. La nota dei magistrati milanesi La decisione di ammettere al lavoro esterno Emanuele De Maria è arrivata con una decisione collegiale "secondo l'articolo sull'ordinamento penitenziario, applicabile a tutti i detenuti nel rispetto della normativa ordinaria". Lo scrivono i magistrati milanesi in una nota. Questo il testo completo della comunicazione firmata dai presidenti del Tribunale di Sorveglianza e della Corte d'Appello: "A seguito dei tragici eventi ricondotti a Emanuele De Maria che suscitano un grande e condivisibile sconcerto, i Magistrati del Tribunale di Sorveglianza partecipano al dolore delle vittime e dei loro familiari. Impregiudicate le iniziative che potranno essere assunte in ogni sede, si comunica che il provvedimento emesso dall'Ufficio di Sorveglianza ha per oggetto l'approvazione del programma predisposto dall'area trattamentale della casa di reclusione di Bollate di ammissione al lavoro all'esterno secondo l'articolo sull'ordinamento penitenziario, applicabile a tutti i detenuti nel rispetto della normativa ordinaria. Nel caso concreto il provvedimento dell'ufficio è stato assunto, previa acquisizione delle informazioni dalle forze dell'ordine, all'esito di un'istruttoria a cui hanno concorso, in piena collaborazione, l'amministrazione penitenziaria e tutti i soggetti coinvolti nella gestione del trattamento detenuto, al fine di garantirne la rieducazione sotto il vigile controllo degli operatori. La decisione è stata emessa in ragione di un percorso carcerario che si è mantenuto sempre positivo anche durante i due anni di lavoro presso l'albergo Berna, senza che nulla potesse lasciare presagire l'imprevedibile e drammatico esito". Verifiche della procura su possibili sottovalutazioni La Procura di Milano ha acquisito il fascicolo carcerario di Emanuele De Maria, alla ricerca di possibili sottovalutazioni od omissioni nelle valutazioni che hanno portato ad autorizzare il 35enne al lavoro esterno come receptionist al Hotel Berna di via Torriani. La documentazione sarà analizzata per verificare se fossero emersi episodi sul luogo di lavoro dal novembre 2023 all'altro giorno in contrasto con le prescrizioni previste dall'articolo 21 dell'ordinamento penitenziario tali da revocare il privilegio. Nel frattempo, venerdì, all'istituto di medicina legale di Milano, saranno eseguite le autopsie di De Maria e della barista, con cui aveva una relazione, trovata morta domenica pomeriggio all'interno del parco Nord del capoluogo lombardo.
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