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Politica
Furlan lascia il Pd. C'è allarme tra i riformisti: "Ora serve una riflessione"
08-03-2025, 03:08
AGI - Un addio che pesa e che suona come un campanello d'allarme alle orecchie dei dirigenti dem di primo piano. Annamaria Furlan, senatrice Pd con un passato da leader sindacale nella Cisl, lascia il gruppo e il partito per migrare verso Italia Viva. I renziani, spiega Furlan nella lettera in cui annuncia l'addio, garantiscono una maggiore comunione di vedute sui temi che sono politicamente "caratterizzanti", primo fra tutti il lavoro. È stata Furlan una delle protagoniste del braccio di ferro interno al Pd sulla proposta di legge per la partecipazione dei lavoratori alla governance delle imprese. I dem, in commissione, hanno chiesto e ottenuto di adottare il testo di iniziativa popolare proposto dalla Cisl come testo base. Poi, di fronte alle modifiche apportate dalla maggioranza che, a dire dei deputati dem, hanno "snaturato il testo" fino a renderlo "irriconoscibile e pericoloso per i diritti dei lavoratori", hanno votato contro il mandato al relatore (ovvero contro l'approdo del testo stesso in Aula) e, al momento del voto, si sono astenuti. Questa la "ferita" che per Furlan non è possibile rimarginare. Ma non solo. La senatrice è critica anche rispetto all'idea di una proposta di legge sul salario minimo, bandiera del Pd a trazione Schlein, in quanto ritiene che questo strumento metta a rischio la contrattazione. Una posizione difficilmente conciliabile con quella del partito e della segretaria Elly Schlein che punta sul salario minimo anche per portare avanti il lavoro di cucitura con le altre opposizioni, a cominciare da Cinque Stelle e Avs. Ma il peso politico dell'addio di Annamaria Furlan al Partito Democratico è restituito soprattutto dalla serie di commenti di esponenti dem che l'hanno accompagnato. Tutti esponenti della compagine riformista del partito. Che nella minoranza dem o, almeno, in parte di essa il malessere stia montando da alcune settimane è testimoniato dalle distanze sul ddl partecipazione dei lavoratori alla governance dell'impresa, sul referendum contro il jobs act e, da ultimo, sulla posizione dei vertici del Pd rispetto al piano di riarmo europeo di Ursula Von der Leyen. Non a caso tra i primi a manifestare il dispiacere per l'addio di Furlan sono stati proprio quei parlamentari che si sono esposti in prima persona a favore del ReArm Europe. Come Lorenzo Guerini, ex ministro della difesa e presidente del Copasir: "Sono molto dispiaciuto per l'uscita dal Pd di Annamaria Furlan", spiega Guerini per poi invitare il partito a interrogarsi sulle ragioni che hanno portato all'uscita dell'ex sindacalista Cisl. Ignorare quelle ragioni, per Guerini, sarebbe sbagliato. Dispiacere e invito a riflettere è lo schema che domina negli interventi. Così, il senatore Filippo Sensi, si dice "rattristato e afflitto per la scelta di Annamaria Furlan di lasciare il nostro Pd e per le ragioni, da meditare, che la hanno portata a un nuovo cammino". Un altro esponente di spicco della minoranza dem, Alessandro Alfieri, spiega di aver ricevuto segnali di malessere di Furlan nei giorni scorsi e di avere appreso ieri sera della volontà della senatrice di lasciare il partito. Preoccupazioni, dice Alfieri, "che ho condiviso, non ho condiviso la scelta di lasciare" perché "lo considero un errore. Ora, però, non si può fare finta di niente ed è giusto riflettere sulle ragioni che l'hanno portata a tale scelta". Una riflessione che si svolge con lo spettro di vedere andar via altri pezzi di partito. A scandagliare fonti della minoranza dem, "sono in molti a sentirsi in difficoltà", ma al momento non ci sono all'orizzonte altre uscite, anche se nei mesi scorsi "qualcuno è stato fermato sull'uscio". Il clima è sempre teso sul nodo del riarmo europeo, ma non c'è stato un fatto tanto "specifico" come quello di Furlan che, dopo essersi spesa nell'infuocata assemblea dei gruppi sulla pdl partecipazione, ha visto il proprio partito andare dritto verso il no alla norma, prima di virare verso l'astensione. Qualcosa avvertita dall'ex sindacalista Cisl come una "sconfessione personale", dice chi con Furlan ha lavorato nelle ultime settimane. Dopo quella assemblea, Furlan ha costruito un ponte con Italia Viva con la quale, per sua stessa ammissione, ci sono più punti in comune. "È una operazione al fianco del Pd non contro il Pd", dice il leader di Italia Viva Matteo Renzi ribadendo la sua intenzione di "parlare al centro che guarda a sinistra".
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