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Cronaca
Il Papa in visita a sorpresa prima a Genazzano poi sulla tomba di Francesco
Ieri 10-05-25, 21:42
AGI - Due visita a sorpresa: al Santuario della Madre del Buon Consiglio a Genazzano per pregare un'antica immagine della Vergine cara all'Ordine di Sant'Agostino - presenti lì dal 1200 - e alla memoria di Leone XIII, e alla Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare sulla tomba di Francesco e davanti alla Salus Populi Romani. Programma del Pontificato I primi giorni di Leone XIV già preannunciano il programma del suo Pontificato, confermato anche dall'incontro in forma privata di stamani, circa due ore, con tutto il Collegio cardinalizio. Qui, prima di confrontarsi con i porporati su alcuni temi e proposte emersi negli interventi delle Congregazioni Generali, il Papa ha rimarcato la sfida della Chiesa sull'Intelligenza artificiale (altra rivoluzione industriale che necessiterebbe di una "Rerum novarum"), ha esortato a rinnovare insieme la "piena adesione" al Concilio, raccogliere la "preziosa eredità" del suo predecessore Francesco e a riprendere il cammino, "animati dalla stessa speranza che viene dalla fede". Collaborazione con i Cardinali "Voi, cari Cardinali, siete i più stretti collaboratori del Papa, e ciò mi è di grande conforto nell'accettare un giogo chiaramente di gran lunga superiore alle mie forze, come a quelle di chiunque", ha affermato il Papa. "La vostra presenza mi ricorda che il Signore, che mi ha affidato questa missione, non mi lascia solo nel portarne la responsabilità". "So prima di tutto di poter contare sempre, sempre sul suo aiuto, l'aiuto del Signore, e, per sua grazia e provvidenza, sulla vicinanza vostra e di tanti fratelli e sorelle che in tutto il mondo credono in Dio, amano la Chiesa e sostengono con la preghiera e con le buone opere il Vicario di Cristo". La scelta del nome Spiegando le ragioni della scelta del nome, Prevost ha ricordato Leone XIII che "con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale". E oggi, ha osservato, "la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un'altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell'intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro". Direttive del Pontificato Già ieri dalla sua prima omelia, era emersa con forza la linea del suo Pontificato. Oggi ne ha illustrato le direttrici: "la verità, la giustizia, la pace e la fraternità", "principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l'opera della famiglia di Dio". Ai cardinali, il Papa ha esortato a mantenersi nel solco del Concilio Vaticano II, chiedendo "piena adesione" "alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo". E poi raccogliere la forte eredità di Papa Francesco che di quella storica assise "ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell'Esortazione apostolica Evangelii gaudium", la Magna Charta del suo Pontificato. E quindi Leone XIV proprio dell'enciclica bergogliana sottolinea "alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell'annuncio; la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana; la crescita nella collegialità e nella sinodalità; l'attenzione al sensus fidei, specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare; la cura amorevole degli ultimi, e degli scartati; il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà". Gratitudine ai Cardinali A inizio discorso il Papa ha riservato parole di gratitudine per tutti i cardinali, a cominciare dal decano del Collegio, Giovanni Battista Re che "merita un applauso, almeno uno se non di più". La sua sapienza, ha aggiunto "frutto di una lunga vita e di tanti anni di fedele servizio alla Sede Apostolica, ci ha molto aiutato in questo tempo". E poi al camerlengo di Santa Romana Chiesa, Kevin Joseph Farrell, per "il prezioso e impegnativo ruolo" svolto nel tempo della Sede Vacante e ai cardinali che per ragioni di salute, "non hanno potuto essere presenti". Ma la più profonda gratitudine il Papa la rivolge al suo predecessore Bergoglio, la cui dipartita è da vivere come "un evento pasquale". In questa prospettiva, ha incoraggiato, "affidiamo al Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione l'anima del defunto Pontefice e il futuro della Chiesa". L'eredità di Francesco Di Francesco, Prevost ha ricordato anche lo "stile di piena dedizione nel servizio e sobria essenzialità nella vita, di abbandono in Dio nel tempo della missione e di serena fiducia nel momento del ritorno alla Casa del Padre". "Raccogliamo questa preziosa eredità e riprendiamo il cammino, animati dalla stessa speranza che viene dalla fede". A conclusione del suo discorso Leone XIV ha proposto "l'auspicio che San Paolo VI, nel 1963, pose all'inizio del suo Ministero petrino: 'Passi su tutto il mondo come una grande fiamma di fede e di amore che accenda tutti gli uomini di buona volontà, ne rischiari le vie della collaborazione reciproca, e attiri sull'umanità, ancora e sempre, l'abbondanza delle divine compiacenze, la forza stessa di Dio, senza l'aiuto del Quale, nulla è valido, nulla è santo'". Stemma e motto di Leone XIV Intanto sono stati pubblicati oggi, lo stemma e il motto di Papa Leone XIV, che al momento continua a risiedere nella sua abitazione dell'ex Sant'Uffizio. Lo stemma raffigura uno scudo diviso diagonalmente in due settori: quello in alto ha sfondo azzurro e un giglio bianco; quello in basso ha uno sfondo chiaro e una immagine che ricorda l'Ordine di sant'Agostino: un libro chiuso sul quale vi è un cuore trafitto da una freccia. L'immagine richiama l'esperienza della conversione di Sant'Agostino che lo stesso spiegava con le parole "Vulnerasti cor meum verbo tuo", "Hai trafitto il mio cuore con la tua Parola". Nei tratti essenziali, quindi, Leone XIV ha confermato lo stemma anteriore, scelto per la sua consacrazione episcopale come pure il motto "In Illo uno unum". Si tratta delle parole che Sant'Agostino ha pronunciato in un sermone, l'Esposizione sul Salmo 127, per spiegare che "sebbene noi cristiani siamo molti, nell'unico Cristo siamo uno".
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