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La lettera di Arda Guler ai bambini turchi: "È ora di raccontarvi la mia storia"
Ieri 08-05-25, 22:09
AGI - “È tempo che vi racconti la mia storia. Tutta la storia”. Con queste parole inizia la lettera che Arda Guler, giovane promessa del calcio turco e stella del Real Madrid, ha voluto indirizzare a “tutti i bambini del mio bellissimo Paese”. Un messaggio diretto, intimo, che mescola ricordi d'infanzia e ambizioni sportive, e che in poche ore ha già fatto il giro dei social, anche nel giorno dell'elezione del Papa. Nel testo, pubblicato su The Players' Tribune, il calciatore ripercorre gli anni dell'infanzia, quando sognava una PlayStation e si accontentava di partite con amici per strada. “Quando avevo 12 anni volevo solo una cosa: FIFA 17”, scrive. “Ma il padre, facendo molti sacrifici, gli regalò una console con un gioco strano, senza la modalità ‘Journey', quella che Arda preferiva, e con squadre dai nomi assurdi. "Al posto del Real Madrid c'era ‘MD White'. Mi vergognavo, ma ci giocavo lo stesso”. Ma gran parte del tempo era trascorso all'aria aperta, ad Ankara. “Anche se ho solo due pietre come pali, sono felice”, rivendicando con orgoglio quella che definisce “la mentalità turca”. Un viaggio tra sogni e sacrifici Il filo conduttore della lettera è l'amore incondizionato della famiglia. “Papà viveva il Fenerbahçe. Diceva che sanguinavamo giallo e blu”, racconta. “Una volta, dopo un derby, ha rotto una lampada saltando dal divano. Un'altra, ha tirato una scatola per la rabbia e si è fatto male al piede come in un cartone animato”. Ma è quando il giovane Arda viene notato dal suo insegnante di educazione fisica che le cose cambiano. “Dissero a mio padre: ‘Questo ragazzo deve andare all'accademia del Gençlerbirliği'. Papà inizialmente rifiutò. Era lontano più di un'ora. Ma alla fine si convinse. E per accompagnarmi, finì per chiudere il nostro negozio. Era l'unico reddito che avevamo”. Quando, a 13 anni, arriva la chiamata del Fenerbahçe, Arda sa che è una svolta. Ma la paura c'è: “Non potevamo sapere se ce l'avrei fatta. Allora mio padre disse: ‘Se devi annegare, fallo nel mare grande'. Era Istanbul”. Nel giorno del suo compleanno, prima della partenza, riceve un regalo simbolico: un quaderno con scritto “ARDA 10” in copertina. E una frase di sua sorella: “Arda, devi riempire il frigo". Il significato? “Era un modo per dirmi: rendi orgogliosa la famiglia. Prenditi cura di noi”. “Solo Dio e la famiglia contano più del calcio” Il giovane calciatore racconta poi la paura per la salute della madre. “Mi chiamarono nell'agosto 2022. ‘Tua madre è in sala operatoria. Devono sostituirle una valvola cardiaca'. Mentre era in ospedale, mi ha guardato segnare due gol contro il Kasimpaşa. Qualcuno mi mandò il video: lei piangeva. Non di gioia, ma come se fosse l'ultima volta che mi vedeva giocare.” “Pensavo che stesse per morire. Il giorno dopo dissi al club che non avrei giocato. Non volevo nemmeno toccare un pallone.” Ma il Fenerbahçe lo supporta: “Il presidente Ali Koç fece di tutto per darle i migliori medici. L'operazione andò bene. E qualche settimana dopo, dedicai un gol con la scritta: ‘ANNEM SENI ÇOK SEVIYORUM'. Mamma, ti amo tanto.” Özil, Raúl, e il primo contatto con il sogno Diventare titolare al Fenerbahçe a soli 15 anni, con addosso il numero 10 ereditato da Mesut Özil, non è roba da poco. "All'inizio non osavo nemmeno parlargli", racconta. "Mi diceva: ‘Arda, tutto bene?'. E io rispondevo solo: ‘Sì. Bene'. Poi un giorno mi invitò nella sua stanza e mi regalò una PlayStation. Mi disse: ‘Prendila'. Era gentile. Era come un fratello.” Il salto al Real Madrid è stato ancora più particolare. Soprattutto l'incontro con Ancelotti. “Mi sembrava irreale che potesse succedere così in fretta. Quell'estate, io e mio padre parlavamo spesso se non fosse troppo presto per partire. Era una decisione difficile, c'erano tante offerte. Poi, un giorno, arriva una chiamata FaceTime da Carlo Ancelotti.” “Non dimenticherò mai quando il suo numero è comparso sullo schermo e il video si stava ancora caricando… ‘Ciao, Arda. Come stai?'. Anche lui era in vacanza. Il momento era così surreale che faccio fatica a ricordare bene tutto, ma credo indossasse una camicia hawaiana, occhiali da sole, forse anche un sigaro. Mi disse: ‘Avrai un grande futuro qui. Forse non il primo anno, ma le tue occasioni arriveranno. E quando Modrić e Kroos saranno troppo vecchi… ci sarai tu'. Io gli promisi che sarei venuto.” L'arrivo in Spagna sembra uscito da un film. “Il primo giorno mi presentano Raúl. Ma non pensavo fosse davvero lui. Ho detto: ‘Questo non è Raúl'. Solo quando Modrić e Kroos hanno confermato, ci ho creduto. Tutti ridevano. Il ragazzo turco che non riconosce Raúl…” Poi, altri dettagli sorprendenti. “Ho scoperto che David Alaba e Toni Rüdiger parlano un po' di turco. Sono cresciuti con amici turchi a Vienna e Berlino. Alaba è persino tifoso del Galatasaray. Courtois ha giocato con Arda Turan e conosce qualche parola, soprattutto le parolacce.” Ma l'integrazione culturale passa anche dal rispetto. “In Turchia, agli anziani ci si rivolge con rispetto. Diciamo ‘Abi', che significa fratello maggiore. Non potevo chiamare Modrić semplicemente ‘Luka'. Avrebbe potuto essere mio padre, capisci? Così gli ho detto: ‘Ciao Luka Abi'. Ma Alaba e Rüdiger pensavano che ‘Abi' fosse un titolo per chiunque, anche per me. Hanno cominciato a salutarmi dicendo: ‘Buongiorno, Abi'. E da allora… il soprannome è rimasto. Sono ufficialmente Arda Abi, il fratello maggiore più piccolo dello spogliatoio.” Non mancano parole di gratitudine per Ancelotti. “So che in Turchia molti vorrebbero vedermi titolare in ogni partita. Anch'io. Ma so che devo avere pazienza. Quando Ancelotti dice che posso diventare uno dei migliori centrocampisti del mondo, vuol dire che il club ha un piano per me.” Intanto, la sua famiglia continua a fargli visita una volta al mese. “Mia madre mi dice ancora di riordinare la stanza. E aggiunge sempre: ‘Se non fossi un calciatore, saremmo nei guai'. Per fortuna il frigo è pieno.” Voglio aprire la strada a chi viene dopo di me” Oggi Arda GUler è un talento globale, ma non dimentica la sua missione. “Non voglio essere l'unico. Voglio che ci siano altri come me. Voglio che ogni bambino in Turchia sappia che è possibile, che non deve arrendersi”. La lettera aperta si chiude con un ricordo del terremoto del 2023, quando giocava ancora in Turchia. "C'è un video che mi fa venire i brividi. È stato registrato quando non giocavo molto per il Fenerbahçe. Forse l'avete visto. Due ragazzi delle squadre di soccorso sono con un bambino appena estratto dalle macerie. Il bambino è sdraiato, il corpo coperto e la testa fuori. Si sentono le sirene. Il bambino ha trascorso quasi cinque giorni sotto i blocchi di cemento, pensando di morire, e ha un messaggio per me. Non dimenticherò mai queste parole. Arda Güler Abi ti voglio così tanto bene Continua a salvare il Fenerbahçe Abi, per favore di' all'allenatore di lasciarti giocare Ed è da qui che Guler riparte per parlare ai suoi piccoli connazionali: “Se hai una PlayStation e un sogno, prendi il pallone ed esci a giocare. Ti sentirai padrone del mondo.”
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