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Cronaca
Leone XIV celebra la prima messa: "Ridurre Gesù a superuomo è ateismo"
Ieri 09-05-25, 19:50
AGI - Leone XIV è stato per tutta la vita un monaco agostiniano e un missionario. Per questo nella sua prima omelia da Romano Pontefice dà voce all'inquietudine di un mondo che sembra dimenticare Gesù per vivere una condizione di incompiutezza che sconfina spesso nella disperazione. "Voi mi avete chiamato a portare quella croce, e a essere benedetto con quella missione, e so di poter contare su tutti e ciascuno di voi perché camminiate con me mentre continuiamo come una Chiesa, come una comunità di amici di Gesù, come credenti ad annunciare la Buona Novella, ad annunciare il Vangelo". All'indomani dalla sua elezione al Soglio petrino, Papa Leone XIV, con poche parole e a braccio, ha introdotto cosi' la sua prima omelia, della messa pro Ecclesia presieduta davanti a tutti i cardinali nella Cappella Sistina. Un'omelia toccante nella quale il Pontefice ha sottolineato come la Chiesa debba essere "arca di salvezza" e "faro che illumina le notti del mondo" e ha citato Sant'Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, per rimarcare l'impegno "irrinunciabile per chiunque nella Chiesa eserciti un ministero di autorità: sparire perché rimanga Cristo, farsi piccolo perché Lui sia conosciuto e glorificato, spendersi fino in fondo perché a nessuno manchi l'opportunità di conoscerlo e amarlo". L'inquietudine C'è tutta l'inquietudine agostiniana nelle parole pronunciate da Prevost. L'inquietudine del cuore, tanto evocata anche dal suo predecessore Francesco. E Leone XIV, nato negli Stati Uniti ma missionario nelle periferie del mondo è un pastore "con l'odore delle pecore" e nella sua prima omelia si percepisce chiaramente. "Urge la missione" di annunciare il Vangelo, ha sottolineato Leone XIV che ha anche denunciato la considerazione che il mondo ha di Gesù, ai suoi tempi come attualmente. "Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti", ha osservato. "Contesti in cui a essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito", ha aggiunto Prevost che, ha rimarcato, "proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione, perché la mancanza di fede porta spesso con se' drammi quali la perdita del senso della vita, l'oblio della misericordia, la violazione della dignità della persona nelle sue forme più drammatiche, la crisi della famiglia e tante altre ferite di cui la nostra società soffre e non poco". "Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e cio' non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono cosi' col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto". Questo è il mondo, ha proseguito Leone XIV che ci è affidato, nel quale, "come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Cristo Salvatore". "Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: 'Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente'", ha concluso citando il vangelo di Matteo, la frase di Pietro che testimonia la sua professione di fede.
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