s

Economia e Finanza
L'Opec+ sfida il mercato con un nuovo rialzo della produzione
Oggi 04-05-25, 01:52
AGI - Nonostante fosse prevista, la mossa dell'Opec+ che ha aumentato la produzione di petrolio di 411 mila barili al giorno da giugno e quindi l'offerta, preoccupa gli operatori: si tratta del secondo rialzo mensile consecutivo deciso nonostante il prezzo dell'oro nero continui a scendere a causa dei timori di un eccesso di offerta e della debolezza economica. Il cartello petrolifero ha già sorpreso il mercato il mese scorso annunciando un aumento della produzione della stessa entità, più del triplo di quanto previsto. Nei giorni scorsi le contrattazioni hanno già scontato questa seconda mossa che, assieme al timore che i dazi possano frenare l'economia globale, hanno fatto scendere il prezzo del Brent a 61 dollari al barile, vicino al minimo degli ultimi quattro anni. L'opinione degli esperti Secondo Jorge León, ex dipendente dell'OPEC ora consulente energetico presso Rystad, con tale decisione il cartello "ha appena lanciato una bomba sul mercato petrolifero. La decisione del mese scorso è stata un campanello d'allarme. Quella di oggi è un messaggio definitivo che il gruppo guidato dall'Arabia Saudita sta cambiando strategia e perseguendo quote di mercato dopo anni di tagli alla produzione". Negli ultimi tre anni, ricorda il Financial Times, l'organizzazione di Vienna, estesa all'Arabia Saudita e alla Russia, ha ridotto la produzione collettiva di quasi 6 milioni di barili al giorno per sostenere i prezzi, una strategia che inizialmente ha mantenuto il greggio sopra i 90 dollari al barile per gran parte del 2022. Ma la sua efficacia è diminuita a causa della domanda fiacca, dell'aumento della produzione statunitense e della scarsa disciplina dei membri nel rispetto delle quote. Le tensioni all'interno del cartello sono cresciute, in particolare con il Kazakistan, che ha ampliato la produzione dal giacimento di Tengiz, gestito da Chevron, e ha indicato che avrebbe dato la priorità agli "interessi nazionali" rispetto alle quote del gruppo. In risposta, l'Arabia Saudita ha iniziato ad allentare i limiti alla produzione, spingendo per l'aumento deciso oggi. Il regno, che negli ultimi tre anni aveva ridotto la propria produzione di 2 milioni di barili al giorno, è sempre più frustrato dal fatto di dover sostenere la parte più consistente dei tagli, mentre altri membri, tra cui il Kazakistan e l'Iraq, hanno costantemente superato le loro quote. La strategia dell'Arabia Saudita Secondo fonti vicine al regno riportate dal FT, i funzionari sauditi sono ora disposti a ripristinare l'offerta anche se ciò dovesse comportare un prolungato periodo di prezzi più bassi. Non è chiaro perché l'Arabia Saudita, che sta lottando per bilanciare il proprio bilancio nazionale a causa del calo dei prezzi del petrolio, abbia cambiato strategia, con la nuova linea che rischia di portare a un ulteriore calo dei prezzi per il resto dell'anno. Alcuni analisti hanno messo in dubbio la quantità di petrolio che effettivamente arriverà sul mercato. Bjarne Schieldrop, capo analista delle materie prime presso Seb, ha osservato a FT che la produzione dell'Opec+ ad aprile è diminuita di 200.000 barili al giorno a causa delle sanzioni contro il Venezuela e ha affermato che gli aumenti previsti potrebbero non essere sufficienti se i paesi che in passato hanno violato le quote dovessero frenare la produzione. Il sentiment è comunque negativo in quanto, ha spiegato un analista di Commerzbank Barbara Lambrecht, "le speranze di una rapida risoluzione della disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina sono state finora deluse".
CONTINUA A LEGGERE
8
0
0