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Estero
Norvegia al voto, elettori divisi su economia e guerra
Oggi 08-09-25, 17:36
AGI - Definita dai media la politica più controversa della Norvegia, Silvy Lishtaug, numero uno del Partito del Progresso, guarda alle elezioni con la speranza di poter salire alla guida del governo. I sondaggi sono molto incerti e vedono in lieve vantaggio la coalizione di centrosinistra guidata dall'attuale premier, il laburista Jonas Gahr Store, che ha beneficiato dell'ancora forte popolarità di Jens Stoltenberg che, lasciata la guida della Nato, è tornato alla politica nazionale in qualità di ministro delle Finanze. Meno incerto sembra il sorpasso del Partito del Progresso, dato al 21%, sull'altra gamba della coalizione di destra, i conservatori di Erna Solberg, primo ministro dal 2013 al 2021, che sarebbero scesi al 15%, secondo le rilevazioni pubblicate dal 'Guardian'. Lishtaug, più volte ministro negli esecutivi Solberg, ha tratto vantaggio da una campagna elettorale molto polarizzata, tanto da far parlare i media di 'Maga-ficazione' della politica norvegese, in riferimento al noto slogan trumpiano. Chi è Lishtaug Atlantista e filoisraeliana, la quarantasettenne non è però un'epigona del presidente degli Stati Uniti, anzi, nel 2016 ne stigmatizzò l'isolazionismo e affermò di preferirgli Hillary Clinton. E i toni incendiari e le prese di posizione nette fanno parte del suo stile e l'hanno resa amata e odiata dall'opinione pubblica da quando, nel 2013, ottenne il suo primo incarico di governo come responsabile del dicastero dell'Agricoltura e si distinse per politiche di decisa liberalizzazione. Ammiratrice di Ronald Reagan, Lishtaug ha infatti un orientamento libertario, a tratti anarco-capitalista, che la rende affine a figure come l'argentino Javier Milei, per quanto il suo Partito del Progresso si collochi a destra dei conservatori. Cristiana convinta, madre di tre figli e sposata con un collega di partito, Lishtaug si è espressa per una rigida separazione tra Stato e Chiesa e ha dichiarato di lasciare ai suoi eletti libertà di coscienza su temi come l'eutanasia. Le posizioni 'controverse' Sono però le sue posizioni sull'immigrazione ad averla resa famosa quando, dal 2015 al 2018, fu ministro dell'Immigrazione e dell'Integrazione. In questi tre anni Lishtaug fece parlare di se' non solo per una politica tra le più restrittive d'Europa, con una drastica riduzione delle domande di asilo accolte, ma anche per alcuni rumorosi exploit mediatici. Una volta si gettò da un gommone nell'Egeo per, parole sue, "capire cosa prova un migrante", un'altra suscitò le ire del governo svedese con un blitz propagandistico a Rinkeby, sobborgo di Stoccolma divenuto famigerato per le violenze tra gang di stranieri. Secondo un sondaggio effettuato all'epoca da Nrk, il 59% dei cittadini approvavano le sue politiche. La nomea di Lishtaug come paladina di "legge e ordine" si radicò quando, nel 2018, divenne ministro della Giustizia e varò rigidi provvedimenti contro i pedofili, che definì senza giri di parole "mostri". La controversia più pesante, che la costrinse alle dimissioni, avvenne quando in Parlamento fu respinta la sua proposta di rendere più semplice revocare la cittadinanza ai sospettati di terrorismo. Lishtaug, in un post su Facebook poi cancellato, accusò i laburisti di "preoccuparsi più dei diritti dei terroristi che della sicurezza nazionale", un'accusa molto pesante per un partito che, sette anni prima, era stato bersaglio della strage di Utoya. L'esperienza da ministro Appena un anno dopo Solberg l'avrebbe però richiamata nel ruolo di ministro della Salute. Anche questa volta Lishtaug avrebbe fatto parlare di sé, come quando affermò che ai norvegesi doveva essere consentito di "bere, mangiare e fumare carne rossa quanto volessero". Durò in carica sei mesi e ancora meno durò il suo passaggio al ministero del Petrolio, nel dicembre 2019. Appena un mese dopo, infatti, il Partito del Progresso ritirò tutti i suoi ministri in polemica con il ritorno in patria di una cittadina norvegese accusata di aver militato nell'Isis. La scalata al partito Nel 2021 l'ascesa al vertice del partito, dal quale spera oggi di spiccare il volo verso quello dell'esecutivo di Oslo. Gli analisti, tuttavia, la ritengono una figura troppo divisiva per compattare una coalizione che, per raggiungere la maggioranza necessaria, potrebbe aver bisogno di allargarsi a piccoli partiti liberali e centristi. Anche per questo Solberg, in caso di vittoria del blocco di destra, conta di tornare al timone del governo anche qualora, come probabile, i suoi conservatori dovessero essere superati alle urne dal partito di Lishtaug.
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