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Politica
Revisione radicale nel Pd, Schlein contro il piano di riarmo Ue
Oggi 19-03-25, 01:43
AGI - "Revisione radicale". Due parole che allontanano, almeno per il momento, il 'redde rationem' interno al Partito Democratico. Delle due, la parola "radicale" è stata quella che la segretaria del Pd ha voluto fosse a tutti i costi presente nella risoluzione sulle Comunicazioni della premier Giorgia Meloni riguardanti il Consiglio europeo del 20 e 21 marzo e, quindi, il piano di riarmo europeo di Von der Leyen. Contro quel piano si è schierata Elly Schlein, favorevole a un percorso di integrazione europea che comprenda il settore della difesa, ma fortemente critica sulla corsa al riarmo dei singoli Paesi membri. Critiche interne al Pd Una posizione che non piace ai riformisti del partito convinti che la linea del Nazareno allontani il Pd dagli alleati del Pse. Tanto da portare dieci eurodeputati a votare a favore del piano contro la linea Schlein. Ne è nato un braccio di ferro che ha fatto tornare in auge la parola "congresso". Una ipotesi niente affatto campata in aria, visto che la stessa Schlein l'ha tenuta nel computo delle possibili vie d'uscita dall'impasse se le cose si fossero messe male: "Tutte le ipotesi sono in campo, ma non ci saranno soluzioni politiciste", si diceva dalle parti del Nazareno fino a due giorni fa. Mediazione e risoluzione E invece è arrivata la mediazione. Con quelle due parole, "revisione radicale" accompagnate ad altre che hanno sopito l'agitazione dei riformisti: "avvio di un percorso". Una formula che ricorda quella utilizzata da Paolo Gentiloni, Pina Picierno e dagli altri esponenti Pd di estrazione riformista che si sono alternati nel dibattito degli ultimi giorni: "Un passo avanti" in direzione della difesa comune europea. Un passo avanti rappresenta il piano Von der Leyen per la minoranza dem per i riformisti diventati, nelle chat interne al Pd, i "passatisti", quelli del "passo" avanti, appunto. Prospettive future Ora, "vediamo come va", osserva un esponente dell'area riformista che ha lavorato nelle ultime ore alla risoluzione: "Oggi abbiamo dimostrato che se il Pd si confronta sul serio i problemi non ci sono. Speriamo che questo diventi d'ora in poi un metodo di lavoro", viene aggiunto. I riformisti, in ogni caso, si dicono soddisfatti: il Pd, è il ragionamento, ammette di voler fare parte di un processo europeo e di non voler rimanerne fuori. I fari si accendono ora sul voto sulle risoluzioni previsto per domani. Linee di voto La linea, al momento, sembra essere quella del voto per la risoluzione del Pd: del voto contrario alla risoluzione di maggioranza; dell'astensione sulle altre risoluzioni. Nonostante questo, tra i parlamentari dem circola il timore che qualcuno possa uscire dai ranghi, cedendo alla tentazione di votare la mozione dei Cinque Stelle (per la sinistra del partito) o la mozione di Carlo Calenda (per l'ala riformista). Di certo, afferma una fonte riformista, quella di oggi "è una vittoria per tutto il Pd: nessuno cerchi di attribuirsi una vittoria". Reazioni interne Il riferimento non è casuale. Subito dopo il passaggio dell'assemblea congiunta dei gruppi Pd, diversi esponenti della maggioranza pro-Schlein sottolineavano l'importanza di quelle due parole, "revisione radicale", che rappresenta il via libera alla linea della segretaria. "È stata una riunione 'radicalmente' positiva", sorride un parlamentare dem vicino alla segretaria uscendo dalla congiunta dei gruppi dem. Dibattito alla Camera Durante l'assemblea congiunta dei gruppi che ha portato all'accordo tra le due anime del Pd, la segretaria ha spiegato il riferimento alla "radicale revisione" del piano Von der Leyen con la necessità di "entrare a gamba tesa nelle contraddizioni della maggioranza". E domani, nel corso del dibattito alla Camera, Schlein prenderà la parola per segnalare che "le posizioni che ha assunto Meloni in queste settimane vanno contro l'interesse italiano. Loro", aggiunge Schlein, "non sono per la difesa comune per ragioni ideologiche, ma pure molte delle critiche - che qui confermiamo - alle proposte che vanno avanti a Bruxelles, affondano le radici nella contrarietà a uno schema che rischia di approfondire le differenze tra i sistemi nazionali anziché fare un salto politico in avanti che è quello che oggi serve all'Europa davanti alla gravità di queste nuove sfide". Critiche alla maggioranza Il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, la dice così: "Per tenere insieme Lega, FdI e FI hanno deciso di non affrontare i temi rilevanti. E questo avviene perché la maggioranza è divisa sulla politica estera e sull'Europa, come ha dimostrato il voto a Strasburgo perché sul tema la pensa in tre modi diversi. Anche per questo nel nostro testo abbiamo ribadito la nostra critica radicale al Rearm Ue", spiega Boccia. Per la capogruppo dem alla Camera, "la risoluzione impegna il governo italiano ad assumere posizione dopo un'assenza pericolosa di iniziativa diplomatica e di gestione politica", sottolinea Chiara Braga.
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