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Sostenibilità, le imprese italiane corrono (non tutte) verso il futuro
Ieri 25-09-25, 21:00
AGI - La sostenibilità non è più una scelta opzionale per le aziende, ma una condizione necessaria per restare sul mercato. Non a caso, il settore della consulenza ESG - cioè quei servizi che aiutano a misurare e migliorare l’impatto ambientale, sociale e di governance - cresce a ritmi record: secondo le stime, entro il 2028 varrà oltre 48 miliardi di dollari a livello globale, con un incremento annuo del 27%. In Italia il quadro è a due velocità: Lombardia e Piemonte guidano la classifica delle regioni più virtuose, con più del 60% delle imprese già adeguate agli standard di sostenibilità. Bene anche il Lazio, mentre in altri settori, come l’agricoltura, oltre un terzo delle aziende è ancora in ritardo. Più avanti invece il comparto farmaceutico, dove quasi una su due ha raggiunto livelli di conformità molto alti. Ma al di là dei numeri, perché sempre più imprese scelgono di sottoporsi a un pre-audit ambientale, ovvero a una verifica preventiva delle proprie procedure? "Perché non è una spesa, ma un investimento" spiega Ermanno Vicini, CEO di Serpac, azienda milanese attiva nelle soluzioni per la tutela ambientale. "Permette di anticipare i controlli ufficiali, evitare sanzioni e costruire un sistema di gestione solido che diventa un vantaggio competitivo". I benefici sono concreti: prevenire rischi, ridurre i costi (adeguarsi prima costa meno che dopo una multa) e rafforzare la credibilità, dato che banche e fondi guardano sempre più agli indicatori ESG per concedere finanziamenti. Strumenti digitali come piattaforme online, dashboard di monitoraggio e sistemi di allerta automatica consentono anche alle PMI di tenere sotto controllo i propri impatti ambientali. Sostenibilità, però, significa anche scelte pratiche: utilizzare assorbenti prodotti con materiali riciclati o dotarsi di vasche di contenimento per prevenire contaminazioni accidentali. Soluzioni che aiutano a proteggere l’ambiente e a rispettare certificazioni come la ISO 14001. Non mancano casi virtuosi: nel settore agroalimentare e manifatturiero molte imprese stanno mappando le emissioni indirette dei propri fornitori (le cosiddette Scope 3), mentre altre investono nella formazione di figure interne come sustainability officer e analisti ESG, per integrare le buone pratiche in tutti i reparti. Il quadro complessivo mostra una sensibilità crescente: dalla bioeconomia al commercio equosolidale, i segnali di un mercato che premia trasparenza e tracciabilità sono evidenti. "Il pre-audit ambientale è ormai un asset strategico" conclude Vicini "Non è solo un controllo tecnico, ma una scelta di gestione che incide su competitività, reputazione e affidabilità. Essere pronti non è più un’opzione: è una condizione per restare sul mercato".
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