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Al Tour de France il vento si inventa la tappa che non c'era: ha vinto Jasper Philipsen
Ieri 05-07-25, 18:04
Gli organizzatori l'avevano pensata bene. La prima tappa del Tour de France 2025 era l'esca perfetta, uno zuccherino per addolcire la bocca dei velocisti. Pianura e pianura da percorrere e poi via alla grande rappresentazione della velocità. D'altra parte se lo meritavano i velocisti, era da anni che venivano trascurati. Era dal 2020 che uno di loro non vestiva la maglia gialla per mancanza di occasioni alla prima tappa. L'ultimo era stato Alexander Kristoff a Nizza in quella strana estate nella quale si sperava che la pandemia se ne stesse per andare piegata dall'estate. E così a Lilla doveva essere il loro giorno: il più veloce si prendeva vittoria e maglia gialla, una giornata di contentezza, buona a non pensare alle poche possibilità che avrebbero avuto nel corso delle tre settimane di corsa. Un po' subdoli quelli del Tour. A Lilla il primo a passare il traguardo è stato Jasper Philipsen davanti a Biniam Girmay e Søren Wærenskjold. Tre velocisti ai primi tre posti, tutto come da programma. Cinque anni dopo Kristoff il Tour de France ritrova un velocista in maglia gialla: non era così che doveva finire una tappa con una salitella solo e un sacco di pianura e nemmeno mille metri di dislivello? Numeri e altimetria non ingannano mai. Dicono sempre il vero, soprattutto sono di immediata comprensione. Non si può tirare a immaginare con i numeri e altimetria. Fortuna che i corridori sono corpi che si muovono nello spazio e lo spazio è attraversato dall'aria, e l'aria si fa vento e il vento, al contrario di numeri e altimetria, può essere interpretato e soprattutto è sempre un'ottima spalla per birbanterie ciclistiche. Perché il vento, quando si pedala, è il luogo dell'immaginazione, è capace di creare cose che non esistono, rendere reali i miraggi, permettere all'inventiva di trovare dimora. E luglio è il mese del vento a Lilla. È dai primi anni del Ottocento che è risaputo. C'aveva scritto un papello pure il geografo Pascal-François-Joseph Gossellin. Che birboni quelli del Tour de France, forse avevano letto il libricino, che un po' era uno studio dei venti, un po' era una dichiarazione d'amore a Lilla. E forse l'avevano letto pure quelli della Visma | Lease a bike e quelli della Alpecin-Deceunick. Al momento giusto Jonas Vingegaard e compagni e Mathieu van der Poel e compagni hanno inseguito il loro miraggio, si sono messi davanti, hanno accellerato il giusto, si sono affidati al vento e il vento è riuscito a creare dal nulla della campagna di quel pezzo di Francia che profuma di Fiandra, salite meravigliose e durissime. Il gruppo si è spezzato, dietro arrancavano Primoz Roglic e Remco Evenepoel, Felix Gall e Florian Lipowitz, Lennert Van Eetvelt e Carlos Rodríguez e un bel po' di velocisti. Il patatrac era fatto (il distacco all'arrivo è stato di 39 secondi, poteva andare peggio). Certo quelli della Visma | Lease a bike avrebbero sperato che dietro rimanesse pure Tadej Pogacar, ma il campione sloveno non è solito cadere in questi tranelli. Non fosse stato per il vento e le squadre di Jonas Vingegaard e Mathieu van der Poel, quella di Lille sarebbe stata una giornata da vecchio Tour, un lungo peregrinare tra le campagne a ritmo sonnecchioso, la possibilità di chiudere gli occhi per un pisolino e la meravigliosa rilassatezza del cuore al minimo per mancanza di stimoli emozionali. È andata così per 160 chilometri (molti meno per Filippo Ganna: caduto e ritirato dopo pochissimi chilometri), poi negli ultimi venti il copione è saltato perché i musicisti hanno accartocciato lo spartito e si sono messi a fare di testa loro. L'improvvisazione ha iniziato a imperare. E quando è così va sempre a finire che uno della Alpecin-Deceunick, spesso è Mathieu van der Poel ma non sempre è Mathieu van der Poel, si ritrova primo sotto allo striscione d'arrivo.
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