s

Estero
È morto il candidato presidente colombiano Miguel Uribe Turbay, a due mesi dall'attentato
Oggi 11-08-25, 13:45
È morto Miguel Uribe Turbay, candidato presidenziale colombiano che era stato gravemente ferito il 7 giugno durante un comizio per gli spari di un quindicenne. Un colpo lo aveva raggiunto a una gamba e altri due alla testa, mentre salutava i sostenitori. Aveva 38 anni, era senatore, e suo nonno materno era stato Julio César Turbay Ayala, presidente dal 1978 al 1982. Dopo essere stato inizialmente portato alla Clinica Medicentro, data la gravità delle ferite era stato trasferito alla Fondazione Santa Fe di Bogotà. I chirurghi hanno eseguito diversi interventi, e le sue condizioni hanno mostrato brevi momenti di miglioramento, che hanno persino consentito l'inizio di una fase di neuroriabilitazione, sospendendo la sedazione. Ma poi la sua salute è nuovamente peggiorata negli ultimi giorni, a causa di un'emorragia al sistema nervoso centrale. La sua morte è stata confermata pochi minuti prima che sua moglie, María Claudia Tarazona, condividesse un messaggio sui social media, con una foto del marito e una dedica. “Sempre sarai l'amore della mia vita. Grazie per una vita piena d'amore, grazie per essere stato un padre per le ragazze, il miglior padre per Alejandro. Chiedo a Dio di mostrarmi la strada per imparare a vivere senza di te. Il nostro amore trascende questo piano fisico. Aspettami, perché quando avrò mantenuto la mia promessa ai nostri figli, verrò a cercarti e avremo una seconda possibilità. Riposa in pace, amore della mia vita. Mi prenderò cura dei nostri figli”. Uribe lascia un figlio piccolo e tre figlie adolescenti della moglie, che aveva accolto come proprie. Già domenica María Claudia Tarazona aveva confermato il peggioramento delle sue condizioni di salute, chiedendo che si recitasse il rosario per il marito proprio oggi. Uribe Turbay è l'ottavo candidato presidenziale assassinato nella storia di Colombia. Ma già l'attentato aveva scatenato un'ondata di indignazione nazionale contro la violenza politica. Domenica 15 giugno, migliaia di persone hanno marciato in silenzio in diverse città per chiedere giustizia ed esprimere la loro condanna. L'ex presidente Álvaro Uribe Vélez ha espresso il suo dolore per la tragedia: “Il male distrugge tutto, ha ucciso la speranza. Che la lotta di Miguel sia una luce che illumini il giusto cammino della Colombia”. Uribe Turbay era un esponente del partito Centro Democratico, fondato appunto da Uribe Vélez. Entrambi avevano iniziato la loro carriera politica nello storico Partito Liberale, tra i cui leader c'erano stati sia Turbay Ayala che il suo nonno paterno, Rodrigo Uribe Echavarría. All'età di cinque anni perse la madre, la giornalista Diana Turbay, durante un'operazione di salvataggio fallita in seguito al suo rapimento ordinato da Pablo Escobar: vicenda di cui Gabriel García Márquez aveva scritto nel suo libro “Notizia di un sequestro”. Dopo aver studiato giurisprudenza all'Università delle Ande, conseguendo in seguito un master in Politiche Pubbliche a 25 anni Uribe Turbay era stato eletto al consiglio comunale di Bogotà e in seguito aveva ricoperto la carica di Segretario di Governo del sindaco Enrique Peñalosa. Alle elezioni del 2022 era stato il senatore più votato del Paese per il partito del Centro Democratico. Era anche un musicista appassionato. Suonava la chitarra e soprattutto l'organetto, strumento base del vallenato: una sorta di “liscio” colombiano, di cui era un cultore. Il quindicenne attentatore, arrestato pochi minuti dopo la sparatoria, ha ammesso di aver sparato “per soldi” e “per la sua famiglia”. Il 5 agosto si è riconosciuto colpevole per tre reati: tentato omicidio aggravato (che ora si trasformerà in omicidio); cospirazione per commettere un reato; fabbricazione, traffico, porto o possesso di armi da fuoco. Il 27 agosto ci sarà la sentenza, che potrebbe essere di otto anni in un centro di reclusione per minorenni. Inoltre, la Procura ha collegato altri cinque adulti, sospettati di aver partecipato come coautori e complici. Tra loro c'era José Arteaga Hernández, alias “El Costeño”, identificato come il presunto coordinatore del crimine. La scorsa settimana, il capo della polizia colombiana, Carlos Fernando Triana, ha dichiarato che “è molto probabile che dietro la pianificazione dell'attacco ci sia la Seconda Marquetelia”, un gruppo di guerriglia dissidente fondato da Iván Márquez, leader storico delle Farc. Uribe Turbay era un fermo oppositore di Gustavo Petro, e uno dei suoi ultimi atti politici un'ora prima dell'attentato era stato un video in cui condannava l'intenzione del presidente di firmare un decreto per convocare un referendum senza l'approvazione del Congresso, definendolo minaccia alla democrazia, “autogolpe” e violazione dell'articolo 104 della Costituzione. All'annuncio del peggioramento delle sue condizioni il presidente su X aveva scritto: “il senatore Miguel Uribe Turbay è oggi, prima di tutto, un essere umano vivente; nel suo stato, non dovrebbe essere manipolato da nessuno. Si tratta della cosa più fondamentale: la dignità umana”. Petro, tuttavia, non ha specificato a chi indirizzasse la sua richiesta né a quale tipo di manipolazione si riferisse. In risposta al messaggio l'avvocato Víctor Mosquera Marín, legale di Miguel Uribe Turbay, ha commentato con una sola parola: “miserabile”. “Gli Stati Uniti sono solidali con la sua famiglia e il popolo colombiano, sia nel lutto che nella richiesta di giustizia per i responsabili”, è stato il messaggio del segretario di stato americano Marco Rubio.
CONTINUA A LEGGERE
1
0
0
Guarda anche
Il Foglio
17:00
Giornalista o terrorista? Il caso di Anas al Sharif
Il Foglio
10:39