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Sport
E3 Saxo Classic, un altro giorno di van der Poel solo tra le pietre
28-03-2025, 17:45
Lassù nelle Fiandre, attorno alle strade dove passano i corridori, è sempre come fosse domenica. Anche oggi, che domenica non è, ma venerdì. Anche oggi, che il sole non ha quasi fatto neppure capolino a vedere cosa succedeva laggiù, in quei luoghi dove del sole importa assai poco quando in giro ci sono le biciclette pedalate dai campioni del ciclismo. Lassù nelle Fiandre, attorno alle strade dove passava l’E3 Saxo Classic, c’era un sacco di gente che nonostante tutto ha deciso che un po’ di pioggia era qualcosa di poco conto perché c’erano le biciclette che passavano ed era quella la cosa importante, mica tutto il resto. Cosa vuoi che sia un impegno, un lavoro, la scuola. Tutto può essere rimandato. Lassù nelle Fiandre, si correva l’E3 Saxo Classic, che forse non è il Giro delle Fiandre, ma poco ci manca, è la corsa che più gli somiglia, comunque un garone. E l’E3 Saxo Classic doveva decidersi tra Paterberg e Oude Kwaremont. E tra Paterberg e Oude Kwaremont si è decisa, anche se si era decisa davvero ben prima. Molti chilometri prima. Ossia quando Mads Pedersen aveva attaccato sul Taaienberg, sul tratto più duro del Taaienberg, lì dove le pietre del pavé puntano al cielo al 13 per cento di pendenza. Mancavano ottantadue chilometri all’arrivo, ben quaranta chilometri prima del momento nel quale l’E3 Saxo Classic doveva decidersi. Mads Pedersen pedalava bene, benissimo. E sul Paterberg, su quei seicento metri di pavé che sembrano verticali, lì dove le pendenze superano anche il venti per cento, lo faceva vedere a tutti. L’ha preso in testa, l’ha chiuso in testa. Ha pure dato quasi un metro a Mathieu van der Poel e Filippo Ganna che gli stavano a ruota. I metri guadagnati su un muro possono ingannare. Come i volti. E quello di Mathieu van der Poel era pieno di sbuffi. Ciò che non inganna invece è la gestione delle vibrazioni. E mentre i corpi di Mads Pedersen e Filippo Ganna vibravano al vibrar della bicicletta, quello del campione olandese no. Era da quel particolare che si poteva capire che sarebbe andata a finire come è andata a finire. Mathieu van der Poel sull’Oude Kwaremont ha accelerato il ritmo di pedalata. Aimé De Gendt e Casper Pedersen, che avevano tentato l’evasione dal gruppo prima di tutti, si sono staccati subito. Filippo Ganna poco dopo. Mads Pedersen ha provato a resistere. Lo ha seguito per qualche centinaia di metri. Si è staccato anche lui. C’è ne è per pochi quando accelera così sulle pietre il campione olandese. Mathieu van der Poel ha pedalato trentanove chilometri da solo. Si è presentato a Harelbeke in magnifica solitudine, in piedi sui pedali, impegnato in un saluto cavallerizzo tra applausi e allez e un vuoto alle spalle di oltre un minuto su Mads Pedersen e oltre due su Filippo Ganna, che dopo il secondo posto alla Milano-Sanremo ha pedalato come mai aveva fatto prima sulle pietre del Nord. Mathieu van der Poel, Mads Pedersen e Filippo Ganna per quasi una decina di chilometri, tra l’Oude Kwaremont e il Tiegemberg hanno pedalato a distanza costante l’uno dall’altro. Hanno dato un compendio visivo di eleganza ciclistica. Lo hanno continuato, anche se a distanza maggiore, anche negli ultimi chilometri di pianura che collegavano l’ultimo muro di giornata all’arrivo. Perché non è vero che la pianura nei finali di corsa è uno spreco di chilometri come sostengono i fanatici degli arrivi in salita. Servono a tante cose, anche a questo. A farci vedere quanto può essere bello un essere umano che pedala una bicicletta.
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