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Giro d'Italia, il patatrac di Nova Gorica
Ieri 24-05-25, 17:41
Chi resta in piedi forse non ha ragione, ma di certo non ha torto. E il torto oggi ha caricato sulle spalle di tanti, tanti minuti. E inaspettati. Perché oggi non doveva succedere niente, è successo di tutto. A 23 km dall’arrivo della 14a tappa del Giro, una caduta ha scombussolato i piani e le aspettative dei più. Ha rovinato la corsa di Giulio Ciccone, in ritardo oltre un quarto d’ora. Ha complicato le ambizioni di Antonio Tiberi, arrivato a 2'. Ha ingrigito quelle di Juan Ayuso e Primoz Roglic che hanno perso un minuto. Solo Isaac Del Toro, Simon Yates e Richard Carapaz non possono avere rimpiant: le loro spalle sono leggere dei secondi guadagnati. In piedi sono rimasti in tanti, a terra qualcuno, ma nelle prime posizioni. E così il gruppo si è scisso in decine di microgruppi tutti all’inseguimento di qualcosa che non sapevano esattamente cosa fosse. Tutti all’inseguimento di Kasper Asgren, Mirko Maestri e Martin Marcellusi. Maestri e Marcellusi sono stati ripresi, Asgren no, ha tenuto a distanza tutti, nonostante lui fosse da solo e gli altri in tanti. Ha gioito a braccia alzate. Per solidarietà ai corridori che corrono il Giro d’Italia, qui si è deciso di raccontare le tappe del Giro d'Italia facendo la loro stessa fatica: una lettera a metro di dislivello. Ecco il racconto della quattordicesima tappa, la Treviso-Nova Gorica, 195 chilometri e 1.100 metri di dislivello, in 1.100 battute (spazi inclusi).
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