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Sport
La trasformazione di Egonu ha regalato a Milano la prima coppa
Ieri 25-10-25, 11:51
L’ultima volta era successo il 3 febbraio del 2019. Oltre sei anni e mezzo fa. La pallavolo femminile si è svegliata dall’incantesimo e dopo diciotto trofei consecutivi in Italia, Conegliano non è più la regina di tutto. La Supercoppa stavolta l’ha vinta Milano. Per la legge dei grandi numeri prima o poi doveva succedere, è chiaro. In questi casi (pochi eh, se si guarda al dominio dell’Imoco di Daniele Santarelli i paragoni nella pallavolo sono giusto un paio) la domanda è: più demerito di Conegliano o più merito di Milano, che per la prima volta ha battuto le venete in una finale? La risposta è Paola Egonu. E non solo perché – e non è un caso – quel tre febbraio del 2019 quando Novara vinse la Coppa Italia a scapito di Conegliano, nelle file delle piemontesi giocasse lei, Egonu. E neanche perché dall’altra parte della rete l’opposto veneto non sia stato altrettanto efficace. Ricordiamo che l’opposto nella pallavolo è il ruolo che ha il compito di fare più punti, mettere a terra le palle che contano. Quindi dicevamo, no. Isabelle Haak non è incappata in una giornataccia. Peraltro, è la giocatrice che quattro stagioni fa ha preso il posto proprio della Egonu a Conegliano. Senza mai farla rimpiangere, c’è da dire. È proprio che Paola Egonu è stata determinante. Nel set decisivo, il tie break, Egonu ha chiuso 10 punti sui 15 a disposizione. Eccezionale. Così, come in un tempo che fu, si è trascinata dietro tutto le altre. Ha spazzato via le avversarie e ha portato Milano alla vittoria. Punto, set, partita. E per la prima volta Milano, non la Vero Volley, proprio la città di Milano che gioca a pallavolo, ha alzato un trofeo italiano. Neanche quella nata negli anni Novanta sotto gli investimenti Fininvest c’era riuscita. Ma l’entusiasmo così dirompente a cui Paola si lascia andare dopo la vittoria della Supercoppa ha una natura molto più personale. “Era ora, dopo due anni di sofferenze”, dice lei che divide le gioie con la squadra, ma lo sa che molto del merito è suo. È cambiata Egonu o è cambiata Milano, allora? Ci sono voluti solo quattro giorni per la risposta. Quando mercoledì, nell’anticipo di campionato, Scandicci ha vinto 3-0 la sfida di cartello riportando la squadra di Lavarini sulla terra. Conegliano è ancora la squadra da battere, quindi. Con Novara, Scandicci e Milano a inseguire. Quella che sta evolvendo è Paola. In progressione. Da quando è arrivato Velasco in Nazionale, da quando ha mutato l’immagine che dà di sé, più vera meno aggressiva, da quando è diventata capitana. “Essere la capitana è una sfida personale, mi sta aiutando a uscire dal mio guscio, a farmi conoscere meglio da tutte. Non sono cambiata, ho mostrato un lato di me stessa che era riservato a un numero ristretto di persone. Mi ispiro a Monica De Gennaro per interpretare il ruolo nel migliore dei modi”. Egonu sta maturando e forse oggi essere il termometro della squadra le peserà meno che in passato. In Nazionale ormai siamo abituati a vederla dividere le responsabilità (tradotto: i punti che scottano) con Kate Antropova. E infatti la sfida con Scandicci è per tutti la sfida delle due opposte, Paola contro Kate. Ma quest’anno a Milano tornerà ad avere più responsabilità. Poi, chiaramente, ci aspettiamo un nuovo rimescolamento delle carte, perché prima o poi Antropova (da cinque anni a Scandicci), Haak (da quattro a Conegliano) e Egonu (il terzo a Milano) potrebbero dare vita a nuovi equilibri. Con Paola però, che dopo aver vinto tutto con la Nazionale, viaggia serena senza più dover dimostrare costantemente il suo valore. Che è, senza dubbio alcuno, fenomenale.
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