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Politica
Nordio sul caso Almasri: “La capogabinetto Bartolozzi non ha agito da sola. Decido io”
Oggi 07-08-25, 15:00
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio è intervenuto pubblicamente sul caso Almasri, per chiarire il ruolo della sua capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi e respingere l’idea che lei abbia agito in autonomia o senza autorizzazione diretta dello stesso Nordio. La dichiarazione segue la pubblicazione delle motivazioni del Tribunale dei ministri, che ha portato alcuni organi di stampa a ipotizzare responsabilità dirette della funzionaria nella gestione del procedimento di estradizione. “Dopo una continua, pubblica e ininterrotta diffusione di notizie sul ruolo della mia capogabinetto – ha dichiarato Nordio – ho letto la motivazione del tribunale dei ministri e le illazioni che ne hanno tratto alcuni giornali. [...] Ribadisco che tutte, assolutamente tutte le sue azioni sono state esecutive dei miei ordini, di cui ovviamente mi assumo la responsabilità politica e giuridica”. “La sola ipotesi – ha proseguito il ministro – che ho appreso con raccapriccio, che un’eventuale incriminazione della mia collaboratrice sia un escamotage per attribuire alla giurisdizione penale un compito che ora è squisitamente parlamentare mi fa inorridire”. Il riferimento è alla possibilità che, tramite l’avvio di un procedimento penale contro la funzionaria, si possa bypassare il vaglio parlamentare previsto dall’articolo 96 della Costituzione. Secondo Nordio, tale ipotesi rappresenterebbe una forzatura delle prerogative costituzionali e una deviazione dal corretto funzionamento dei rapporti tra poteri dello stato. Il caso che ha originato la vicenda è legato all’estradizione del torturatore libico Osama Njeim Almasri, su cui pendeva un mandato d'arresto della Corte penale internazionale ma che l'Italia, dopo averlo fermato, ha rimpatriato in Libia con un volo di stato. Il Tribunale dei ministri, nel motivare il proprio esame preliminare, ha fatto riferimento ad atti firmati da Bartolozzi che avrebbero avuto rilevanza operativa e decisionale. Nella sua nota, Nordio richiama e si associa alla posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che aveva definito “surreale” l’idea che esponenti del governo potessero agire senza condivisione collegiale. La posizione di Meloni è stata archiviata, mentre si attende la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio, Piantedosi e del sottosegretario Mantovano. “Mi auguro che queste insinuazioni finiscano, e che il Parlamento, secondo la Legge Costituzionale, si pronunci definitivamente sul ruolo del mio ministero, di cui, ripeto, sono l’unico e responsabile capo”, ha concluso il ministro. Il dibattito sul caso è ora destinato a spostarsi in sede parlamentare, dove spetterà alle Camere valutare se le condotte oggetto di attenzione rientrino pienamente nell’attività di governo, come sostenuto dal ministro, o se vi siano profili che giustifichino un ulteriore accertamento giudiziario. Secondo l’articolo 96 della Costituzione, infatti, per procedere penalmente contro un ministro è necessaria l’autorizzazione della Camera competente, qualora i fatti contestati siano riconducibili all’esercizio delle funzioni.
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