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Estero
Piano con la pace di Ferragosto. Trump e Putin si incontrano in Alaska venerdì prossimo
Oggi 09-08-25, 07:06
Con un messaggio su Truth quando in Italia era quasi la mezzanotte, il presidente americano Donald Trump ha annunciato che “l’atteso incontro” con il presidente della Federazione russa Vladimir Putin si terrà il prossimo venerdì 15 agosto nel “grande stato dell’Alaska”. Trump non ha elaborato di più sui dettagli, ma ha smentito le voci di un possibile vertice ospitato da altre città, e soprattutto da Roma, come sperato in un primo momento soprattutto da Palazzo Chigi (leggi qui Simone Canettieri). Anche il funzionario del Cremlino Yuri Ushakov, ex ambasciatore russo negli Stati Uniti e consigliere del Cremlino, ha confermato alla Tass che il vertice si terrà in Alaska per motivi di interessi convergenti: "Sembra abbastanza logico che la nostra delegazione attraversi semplicemente lo Stretto di Bering", ha detto, aggiungendo che un possibile secondo vertice si terrà in territorio russo. "Gli interessi economici dei nostri paesi si intersecano in Alaska e nell'Artico, e ci sono prospettive per l'attuazione di progetti su larga scala e reciprocamente vantaggiosi" Il presidente americano sta accelerando i tempi di un processo di pace nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina che, secondo quanto annunciato durante la sua campagna elettorale, sarebbe dovuto avvenire diversi mesi fa. Durante l’incontro alla Casa Bianca con i leader di Armenia e Azerbaigian (leggi qui Micol Flammini) Trump ha dato alcuni possibili dettagli delle discussioni che verranno affrontate con Putin: "Alcune cose le riprenderemo, altre le scambieremo Ci saranno alcuni scambi di territori, a vantaggio di entrambi, ma ne parleremo più tardi o domani". Le ipotesi di accordo Sempre ieri il Wall Street Journal, citando fonti europee e ucraine, ha detto che il Cremlino avrebbe presentato all'Amministrazione Trump, durante la visita dell’inviato speciale Steve Witkoff a Mosca mercoledì scorso, “una proposta radicale per un cessate il fuoco in Ucraina, chiedendo importanti concessioni territoriali da parte di Kiev e una spinta al riconoscimento globale delle sue rivendicazioni in cambio della cessazione dei combattimenti”. I funzionari europei avrebbero espresso riserve sulla cessione del Donbas e del Luhansk all’autorità russa, così come dell’intera penisola di Crimea, occupata dai russi nel 2014. Ma secondo la ricostruzione del Wall Street Journal, durante le almeno tre telefonate tra Washington e non identificate cancellerie europee – ieri sera ci sarebbe stata un’altra telefonata fra il consigliere diplomatico di Giorgia Meloni Fabrizio Saggio e il team diplomatico della Casa Bianca – la parte americana avrebbe fatto capire che Putin vorrebbe congelare il conflitto così com’è, negoziando “scambi territoriali con l'Ucraina, puntando al pieno controllo di Zaporizhzhia e Kherson da parte di Mosca”, ma non è chiaro quali territori Kyiv dovrebbe ricevere in cambio. La risposta di Kyiv Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, su Telegram, ha ribadito che "gli ucraini difendono ciò che è loro [...] Ovviamente, non daremo alla Russia nessuna ricompensa per quello che ha fatto [...] La risposta alla questione territoriale ucraina è già nella Costituzione dell'Ucraina [...] Gli ucraini non regaleranno la loro terra all'occupante". Zelensky ha sottolineato che "l'Ucraina è pronta a prendere decisioni concrete che possano portare alla pace. Qualsiasi decisione contro di noi, qualsiasi decisione che escluda l'Ucraina, è allo stesso tempo una decisione contro la pace e non porterà a nulla". I dubbi europei I diplomatici europei avrebbero fatto pressioni sull’Amministrazione Trump per avere più dettagli sul piano di pace e soprattutto sulle garanzie che Putin avrebbe fermato i combattimenti Dopo una conversazione con Zelensky, anche il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto in conferenza stampa che "ci sono alcuni segnali. Forse un congelamento del conflitto – non voglio dire la fine della guerra, ma un congelamento del conflitto – potrebbe verificarsi prima del previsto". Ieri, subito dopo la diffusione della notizia del vertice fra Putin e Trump, il capo del Cremlino ha parlato con il leader cinese Xi Jinping, in un segnale piuttosto evidente di allineamento di Mosca e Pechino (leggi qui Giulia Pompili). "Secondo un sondaggio della società sociologica americana Gallup, condotto a luglio, il 69 per cento degli ucraini è a favore di una rapida fine della guerra attraverso i negoziati, e solo il 24 per cento degli intervistati ritiene che la lotta debba continuare fino alla vittoria", ha scritto ieri Kristina Berdynskykh sul Foglio. "Nel 2022, la situazione era opposta: il 73 per cento della popolazione sosteneva che l’Ucraina dovesse combattere fino alla vittoria, e il 22 per cento sosteneva i negoziati di pace immediati. Ciò dimostra che gli ucraini vogliono la fine della guerra, ma sono ancora molto scettici sull'incontro tra Trump e Putin". Anchorage, la capitale dello stato dell'Alaska, è stata la location dei colloqui fra l'Amministrazione americana, all'epoca guidata da Joe Biden, e la leadership cinese durante uno dei periodi più tesi fra Washington e Pechino nel 2021. Anchorage aiutò il dialogo fra le due prime economie del mondo, ma non risolse i problemi di fondo. Il governatore dell'Alaska, il repubblicano Mike Dunleavy, ha scritto su X di accogliere "con favore l'imminente incontro tra il presidente Donald J. Trump e il presidente russo Putin": "L'Alaska è la posizione più strategica al mondo, situata al crocevia tra Nord America e Asia, con l'Artico a nord e il Pacifico a sud. Con appena due miglia che separano la Russia dall'Alaska, nessun altro luogo svolge un ruolo più vitale per la nostra difesa nazionale, la sicurezza energetica e la leadership artica. Ciò che accade nell'Artico e nel Pacifico ha un impatto sull'Alaska prima del resto del Paese. È giusto che discussioni di importanza globale si svolgano qui".
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