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26 Paesi pronti a inviare truppe in Ucraina dopo la tregua. L'annuncio di Macron fa arrabbiare Mosca
Ieri 04-09-25, 21:27
Ventisei Paesi si sono impegnati a essere presenti "sulla terraferma, in mare o in aria" in Ucraina non appena "le armi taceranno". Lo ha annunciato il presidente francese Emmanuel Macron in conferenza stampa al fianco del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, al termine della riunione della Coalizione dei volenterosi che si è tenuta all'Eliseo. Anche Italia, Germania e Polonia contribuiranno in varie forme alle "forze di rassicurazione". Roma e Varsavia hanno però escluso l'invio di truppe, mentre Berlino ha affermato che deciderà "a tempo debito". "La formalizzazione avverrà nelle prossime settimane", ha aggiunto Macron, che non ha voluto svelare altri dettagli per evitare che Mosca ne venga a conoscenza. Ha assicurato però che Donald Trump, intervenuto alla riunione in videocollegamento, ha espresso "molto chiaramente" la posizione degli Stati Uniti: "Vogliono essere parte del lavoro di garanzia della sicurezza". Le modalità saranno definite "nei prossimi giorni", ha precisato il leader francese. La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha parlato di tre livelli di garanzia: sostegno all'esercito ucraino, forze di rassicurazione sul territorio e investimenti nella difesa europea. Intanto, il premier britannico ha lodato l'intesa sulla fornitura a Kiev di missili a lungo raggio. Gli alleati dell'Ucraina sono uniti anche nel minacciare nuove sanzioni alla Russia, qualora continui a ostacolare il processo di pace con pretese "inique, immorali e impossibili", come le ha definite Macron. Mosca, dal canto suo, ha ribadito di ritenere inaccettabile il possibile dispiegamento di truppe europee in Ucraina. "Ci rammarichiamo di constatare che Kiev e i suoi sponsor europei non hanno ancora desiderio di cercare soluzioni pacifiche alla crisi", ha affermato il vice ministro degli Esteri russo, Mikhail Galuzin. Nel frattempo, nella regione di Donetsk sono stati bombardati un ospedale ed edifici residenziali, mentre un missile ha colpito nella regione di Chernihiv gli operatori della missione umanitaria di sminamento Danish Refugee Council, uccidendone due. Mentre l'Occidente discute di nuove misure contro Mosca, il presidente russo Vladimir Putin, in visita a Pechino, ha firmato accordi con la Cina per la fornitura di gas e petrolio. "Abbiamo firmato accordi per un volume totale di forniture di gas pari a 106 miliardi di metri cubi all'anno alla Cina", ha annunciato il ministro dell'Energia russo Sergey Tsivilyov, definendo l'intesa "un'enorme alternativa alle nostre forniture all'Europa, che i partner europei rifiutano di propria iniziativa". Ungheria e Slovacchia restano contrarie a chiudere i rubinetti con Mosca, ma "Trump è molto scontento che il petrolio russo venga acquistato dall'Europa", ha rimarcato Zelensky. L'ex presidente americano ha chiesto esplicitamente, nel suo colloquio con i Volenterosi, che l'Europa smetta di acquistare greggio russo "che sta finanziando la guerra". Intanto, il Vecchio Continente dovrà sempre più sobbarcarsi l'onere di contrastare la Russia: secondo il Financial Times, gli Stati Uniti elimineranno gradualmente i programmi di assistenza alla sicurezza per gli eserciti dei Paesi europei confinanti con Mosca, spingendo l'Europa a finanziare maggiormente la propria difesa.
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