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A.A.A. cercasi nuovi soldati: così l'Italia investirà in difesa
11-03-2025, 13:00
Non solo soldati. Nello studio sui diversi scenari possibili, elaborato dall'organo tecnico della Difesa, ci sono tra gli altri anche infermieri, medici, ingegneri e hacker per un totale compreso tra le 30 e le 40mila unità che andrebbero a comporre una riserva per aumentare, in caso servisse, la capacità difensiva italiana. Ma al momento, spiegano fonti della Difesa, rimane uno studio, una stima, non ancora pervenuta all'ufficio legislativo del Ministero al quale spetterebbe la formulazione di una proposta di legge da sottoporre all'approvazione del Parlamento. Quindi, per ora, il contributo italiano ad un eventuale progetto di difesa europeo deve fare i conti con l'attuale disponibilità: poco più di 160mila uomini che compongono le Forze Armate (Aeronautica, Marina e Esercito). Tutto da definire, insomma, anche se la necessità di rafforzare le capacità militari dell'Unione Europea è al centro del dibattito. Un vero e proprio esercito europeo, infatti, al momento non c'è, ma è rappresentato dalla somma matematica di quelli di tutti gli Stati. Non è chiaro, quindi, come verrebbe organizzato e quanti uomini ogni Paese dovrebbe mettere a disposizione. Oltre ad altri problemi di varia natura legati anche alle lungaggini burocratiche di Bruxelles. Per accelerare i tempi e tentare di rispondere concretamente al presunto disimpegno Usa sul fronte ucraino e non solo, l'ipotesi più rapida al momento sul tavolo sarebbe quella di creare una sorta di "Nato europea" in cui gli eserciti possano lavorare con procedure standardizzate e con sistemi controllo e armamenti compatibili, integrabili e intercambiabili. Secondo alcune stime l'Itala potrebbe contribuire con 13mila unità delle Forze Armate. A patto che, però, lo studio tecnico della Difesa si trasformi in progetto di legge e ottenga l'approvazione del Parlamento. Un percorso non breve, dunque, sul quale è intervenuto anche il ministro Crosetto che ha ribadito come la consistenza delle Forze Armate italiane è stabilita da una legge e che qualsiasi modifica dovrà passare attraverso il Parlamento. «Non ho problemi a dire, come ho già detto più volte, che quel modello ormai é inadeguato e va cambiato», ha affermato, aggiungendo però che un eventuale aggiornamento della struttura militare dovrà avvenire nell'ambito di «un provvedimento molto più ampio che affronti tutti i temi connessi alla difesa e sicurezza di una nazione». Anche sull'eventuale invio di uomini in Ucraina, il nostro Paese ha la sua linea. Solo dopo un cessate il fuoco, nella cornice di un tavolo dove si stabiliscono gli accordi, schierando una forza di pace Onu ai confini. «Su quel confine per me può esserci solo l'Onu o una missione internazionale di peace-keeping che unisca quasi tutto il mondo, come in Libano. E l'Italia ha sempre partecipato alle missioni Onu», ha detto Crosetto in un'intervista al Corriere della Sera. E se il nostro Paese deve fare i conti con quello che si trova a disposizione, dall'Europa arrivano le parole di Ursula von der Leyen a 100 giorni dall'insediamento: «Il ReArm Europe è un passaggio storico e sulla difesa non si esclude nulla, nemmeno il ricorso ai sussidi oltre che ai prestiti, sulla falsa riga del Recovery. È semplicemente molto presto per parlarne». Ma «l'idea alla base» del piano, continua, è che «dobbiamo liberare tutto il nostro potenziale, di fronte a minacce concrete. E se possiamo collaborare con altri Paesi che la pensano come noi, come il Regno Unito, la Norvegia o il Canada, il potenziale sarà ancora maggiore».
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