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Addio a Martine Brochard, la diva francese "adottatata" dall'Italia. Aveva 81 anni
Ieri 19-10-25, 18:00
È morta Martine Brochard, attrice francese di nascita, italiana d'adozione, che da tempo si era ritirata nella sua casa di Morlupo, vicino Roma, dove si è spenta dopo lungo tempo lontana dalle scene. Accanto c'era il figlio, Ferdinando Ceriani, regista teatrale. Nata a Parigi il 2 aprile 1944, aveva mosso i primi passi nel mondo dello spettacolo come ballerina classica e attrice, debuttando sul grande schermo con registi del calibro di François Truffaut, che la diresse in “Baci rubati” (1968). Ma è in Italia, dove si trasferì nel 1970, che trovò la sua seconda patria e la definitiva consacrazione. Fu protagonista del cinema di genere degli Anni Settanta, in film come “Milano trema: la polizia vuole giustizia” di Sergio Martino e “La governante” di Giovanni Grimaldi, pellicola che le valse la Maschera d'argento per l'interpretazione di un controverso personaggio in bilico tra sensualità e tabù. Con tratti intensi e uno sguardo malinconico, divenne per una generazione la Venere del nostro cinema popolare, richiesta da registi come Tinto Brass, Eriprando Visconti, Carlo Vanzina, Pupi Avati. Attrice poliedrica, ha saputo attraversare il cinema, la televisione, il teatro e perfino la radio, partecipando a sceneggiati di successo come “Il bello delle donne”, “La squadra, fino all'ultima apparizione nel 2017. Non mancò mai anche una vena comica e autoironica, come dimostrano le partecipazioni ai varietà de Il Bagaglino e ai lavori teatrali con i due uomini della sua vita: l'attore Umberto Ceriani e, in seguito, il regista e drammaturgo ternano Franco Molè, sposato nel 1984 e scomparso nel 2006. Ha recitato, tra gli altri film, in "Una spirale di nebbia" (1978) di Eriprando Visconti (1978), “Follia omicida” (1981) di Riccardo Freda, “Paprika” (1991) e “L'uomo che guarda” (1994), entrambi diretti da Tinto Brass, “L'orso di peluche” (1994) di Jacques Deray (1994), “Una sconfinata giovinezza” (2010) di Pupi Avati e “Colpi di fulmine” (2012) di Neri Parenti. Dopo la morte del marito e la lotta personale contro la leucemia, Brochard si allontanò dalle luci dei riflettori, scegliendo la scrittura come nuova forma di espressione. Pubblicò libri di favole per bambini e nel 2012 diede voce alla sua esperienza della malattia nel volume “I miracoli esistono solo per quelli che ci credono”, un racconto intimo e coraggioso in cui fede e sofferenza si intrecciano nel percorso di rinascita spirituale. “Per giorni ho continuato a parlare con Gesù, poi la mia mente si è calmata e ho potuto sentire le risposte di Dio”, scriveva in una delle pagine più toccanti del volume. Quella fede, semplice ma incrollabile, l'ha accompagnata anche nell'ultimo tratto della vita, tra le mura dell'ex convento di Morlupo in cui si era rifugiata, dedicandosi alla preghiera, ai nipoti e alla scrittura. L'ultimo libro, “Le favole della gallina blu”, è stato pubblicato nel 2016.
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