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Alcaraz vince il Roland Garros al super tie-break con Sinner: match di oltre 5 ore
Ieri 08-06-25, 21:05
“Sei sicuramente l'uomo da battere a Parigi”: in quelle parole alla premiazione finale del Foro Italico pregustava già la vendetta sportiva. Jannik Sinner sapeva che per vincere all'ombra della Tour Eiffel bisognava passare da questa sfida. “Non è tempo per noi”, cantava Ligabue. E forse nello sguardo finale, spento, dell'italiano verso il suo angolo risuonano in mente proprio queste parole. Carlos Alcaraz allunga a cinque la striscia di vittorie consecutive su Sinner e si laurea campione del Roland Garros per il secondo anno consecutivo grazie a una “remuntada” impensabile alla fine del secondo set. Questa è quella che fa più male. 4-6, 6-7 (4), 6-4, 7-6 (3), 7-6 (2), il punteggio di una finale - la più lunga di sempre sulla terra battuta di Parigi - giocata su un livello inarrivabile agli altri umani del tennis. 5 ore e mezza di una partita già impressa nei libri di storia del tennis e il cui equilibrio si è infranto solo al super tiebreak. Battuto il record prima detenuto dall'atto conclusivo del 1982 tra Mats Wilander e Guillermo Vilas (4h42). Quanti rimpianti. Bisogna però stringere la mano al numero due del mondo, che tale rimarrà anche dopo questa vittoria: solo lui poteva credere in una follia simile. Il primo atto conclusivo di un Major tra i due più forti giocatori del pianeta non è cominciato nel migliore dei modi per l'allievo di Simone Vagnozzi e Darren Cahill. Il ritmo imposto in avvio da Alcaraz è vertiginoso, e Sinner al terzo game di fila nel quale concede palle break è costretto a cedere la battuta. L'attitudine, però, rimane la stessa: non mollare mai. E se l'unico modo di battere il murciano sulla terra è alzare il proprio livello fino alle soglie della perfezione, Jannik non si tira indietro: si riprende il break e sfruttando il macigno della pressione sulle spalle del suo avversario, manifestatosi sotto forma di tre errori gratuiti nel game decisivo, chiude il primo set. Forte di una maggiore scioltezza nei colpi, la prima mezz'ora del secondo set dell'altoatesino è da enciclopedia tennistica. Sinner scappa sul 5-2, ma sul più bello subisce il ritorno del detentore del titolo che da buon erede di Nadal non si dà mai per spacciato. Alcaraz riacquista vigore e riesce a rifugiarsi nel tiebreak. L'italiano però fa tesoro della cicatrice del primo set lasciato per strada nella finale di Roma e con autorità e strategia, approfittando delle indecisioni di Carlos, si porta sul doppio vantaggio. Pratica archiviata? Non se hai di fronte Alcaraz. Come una fenice, lo spagnolo risorge dalle sue ceneri e fa suo il terzo parziale nonostante il tentativo di rimonta di Sinner, evaporato al momento clou per un passaggio a vuoto nell'ultimo game. Distanza dimezzata. Dopo tre ore di lotta all'ultimo sangue inizia il quarto set. Il livello, se possibile, è ancora più elevato rispetto all'inizio. Il settimo game sembra quello della svolta decisiva: il numero uno del mondo si inventa una serie di colpi devastanti per strappare a zero il servizio al rivale. Il destino è ora nelle sue mani. Ma con la faccia del cannibale, dopo tre Championship points salvati, il gatto dalle sette vite spagnolo trova la forza di riacciuffare la parità, e vincere il tiebreak mostrando una qualità e un'energia dopo 4 ore inumana. Tutto da rifare. All'inizio del quinto set il linguaggio del corpo dei due contendenti è eloquente: uno è alle corde, l'altro ringhia. Risultato: 2-0 per lo spagnolo in un amen. Sinner è eroico quasi nel suo voler andare oltre ai limiti del fisico, si procura due palle per restare agganciato ma viene rispedito al mittente. Si prosegue, tra spallate e colpi di coda, fino al game decisivo. Alcaraz serve per l'agognato titolo, così come aveva fatto un'ora prima Sinner. Ma il numero uno del mondo si ribella alla sconfitta. La mamma soffre e non guarda: lui vince il game. Siamo di nuovo pari, e il match non può avere altro epilogo se non quello del super tiebreak: chi arriva primo a 10 avrà la coppa. E qui viene fuori la prepotenza e lo strapotere tecnico di Alcaraz. Ora è finita davvero: lo spagnolo passa con l'ennesima prodezza lungolinea e conquista il suo quinto Slam (il secondo di fila a Parigi) alla stessa identica età di Rafa Nadal (22 anni 3 mesi e 1 giorno). Coincidenze della storia. I due si abbracciano e si ridanno appuntamento ai prossimi dieci anni. Ci sarà da divertirsi. Per ora l'amarezza è immensa.
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