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Allah-rme Islam, lo studio del Vaticano: "Violenza jihadista minaccia globale"
Oggi 22-10-25, 07:49
Il jihadismo resta la principale macchina globale di persecuzione. In interi continenti, infatti, la libertà religiosa viene spenta a colpi di kalashnikov, decreti e paura. La fede è tornata terreno di conquista politica e il jihadismo ne è la forma più brutale. Secondo il Rapporto sulla Libertà religiosa nel mondo 2025 della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), oltre 5,4 miliardi di persone (quasi due terzi dell'umanità) vivono in Paesi dove credere è un pericolo. Sessantadue Stati sono sotto osservazione: in 24 si parla apertamente di persecuzione, in altri 38 di discriminazione sistematica. Nella geografia della repressione, Africa e Asia sono maggiormente a rischio. In 15 Paesi l'estremismo islamista è la prima causa di persecuzione, in altri 10 contribuisce alla discriminazione. Il Sahel, in particolare, è oggi l'epicentro del jihadismo mondiale. Gruppi come lo Stato Islamico-Provincia del Sahel (ISSP) e il JNIM (Jama'at Nusrat ul-Islam wa al-Muslimin) hanno causato centinaia di migliaia di morti, milioni di sfollati e la distruzione di chiese, scuole e villaggi cristiani. Nel solo 2024, le formazioni islamiste hanno provocato 22.307 vittime. Il Burkina Faso, un tempo esempio di convivenza religiosa, è diventato il Paese più colpito: il 20% di tutte le morti da terrorismo avviene lì, con cento cristiani uccisi solo nella regione di Zekuy-Doumbala. Il diritto alla libertà religiosa «deve essere formalmente riconosciuto all'interno dei quadri giuridici. Dovrebbe essere sancito come diritto civile fondamentale nelle costituzioni, nelle leggi nazionali e nei trattati internazionali», ha detto il card. Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, intervenendo alla presentazione del Rapporto. Dalla Somalia al Kenya, dal Mali alla Nigeria, l'Africa occidentale è disseminata di frontiere porose, milizie e mercenari. In Mali i Fulani sono finiti al centro del reclutamento jihadista. Giovani pastori senza terra, emarginati e senza istruzione, diventano carne da cannone delle milizie di al-Qaeda e Isis. Nel frattempo, in Asia e Medio Oriente, la minaccia si trasforma. Dopo la caduta del califfato in Iraq e Siria, Isis si è ricomposto in cellule clandestine: in Siria centrale, nell'Iraq del nord, ma anche in Oman, dove nel 2024 un attentato contro una moschea sciita ha segnato l'espansione del terrorismo nella penisola arabica. In Pakistan la filiale del Khorasan è oggi una delle forze più destabilizzanti, mentre l'Afghanistan talebano ha cancellato ogni residuo di libertà religiosa. La persecuzione non risparmia l'India e il Myanmar, dove nazionalismi etno-religiosi colpiscono cristiani e musulmani. Alfredo Mantovano, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ha messo in guardia «dall'indifferenza e dalla sottovalutazione» dell'importanza della libertà religiosa, che «non può essere a senso unico». E le guerre moltiplicano il dramma: 123 milioni di persone sono state costrette a fuggire, 73,5 milioni all'interno dei propri Paesi. In Siria i cristiani sono scesi dal 10% al 2-3% della popolazione; in Iraq da un milione e mezzo a meno di 250 mila. Il jihadismo, però, non vive solo di armi. Si nutre di autoritarismo e vuoti di potere. In Siria, la presa di Damasco da parte della milizia islamista Hayat Tahrir al-Sham ha aperto la strada a un regime che inserisce la legge islamica nella Costituzione provvisoria, in Iraq è stato vietato l'alcol e in Turchia le chiese antiche vengono riconvertite in moschee e imam entrano nelle scuole pubbliche come «consulenti spirituali». Anche il conflitto tra Israele e Hamas ha aggravato la polarizzazione regioMilioni Il numero dei profughi costretti a fuggire per repressione e leggi discriminatorie nale. La guerra ha infatti rianimato il jihadismo, bloccando i processi di normalizzazione tra Israele e i Paesi arabi e alimentato un'ondata di antisemitismo in tutta la regione e in Occidente. Il Rapporto evidenzia un aumento drammatico dei crimini d'odio antisemiti e anti-islamici. In Europa, Nord America e America Latina si registra una crescita senza precedenti di atti violenti, minacce e incitamento all'odio.
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