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Ambulanze senza medici, Rsa senza infermieri: la sanità pugliese in emergenza
Oggi 28-06-25, 10:01
Ambulanze senza medici, strutture senza infermieri. La sanità pugliese è sempre più un colabrodo, tra carenze di personale e difficoltà organizzative che rischiano di compromettere l'efficacia dell'intero sistema. È un grido d'allarme che si leva da più fronti, con due crisi parallele che raccontano di una situazione ormai al limite. Da una parte ci sono i medici del 118 della provincia di Lecce, appena 25 in servizio su un organico previsto di 85. Un numero drammaticamente insufficiente che costringe i professionisti a coprire vaste porzioni di territorio a bordo di automediche, aumentando i tempi di intervento e, con essi, anche i rischi. «Siamo pochi, esposti a pericoli continui, con retribuzioni inadeguate e senza alcun riconoscimento strutturale», denuncia Roberta Manca, referente provinciale dello Snami, sindacato nazionale autonomo dei medici italiani. Gli stipendi sono fermi a 23 euro l'ora, mentre la Regione pensa ora a un aumento fino a 100 euro, nel tentativo di frenare le dimissioni già pronte e di attrarre nuovi medici, dopo che i recenti concorsi sono andati deserti. Come se non bastasse, il bando regionale per reclutare medici pensionati da impiegare nel 118 ha fatto esplodere la rabbia della categoria: 60 euro l'ora ai pensionati, quasi il triplo di quanto percepito dai medici attualmente operativi. «È un lavoro fisico, spesso in condizioni critiche. Non si può improvvisare né affidare a chi ha già lasciato il servizio attivo», sottolinea Manca, annunciando anche il possibile ricorso alla Corte dei Conti per verificare la gestione dei fondi destinati al 118. Dall'altra parte, le Residenze sanitarie assistenziali (Rsa) affrontano una crisi altrettanto grave: mancano gli infermieri, e quelli in servizio sono sovraccaricati di straordinari che però la Regione non rimborsa. Le associazioni di categoria, con in testa Welfare a Levante, chiedono un cambio di rotta: non più il numero di infermieri come unico criterio organizzativo, ma un calcolo basato sul minutaggio di assistenza per garantire flessibilità in caso di emergenze e dimissioni improvvise. All'incontro dell'11 giugno con l'assessore regionale alla Salute, Raffaele Piemontese, sono stati presi impegni: un Tavolo tecnico per aggiornare le tariffe ferme al 2020, procedure più snelle per accreditamenti e nuove assunzioni, e maggiore attenzione ai pazienti più gravi. Ma le strutture attendono atti concreti e tempi certi. Due facce della stessa medaglia: la sanità della Puglia rischia di reggersi solo sulla buona volontà degli operatori.
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Il Resto del Carlino
