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Approvata la separazione delle carriere. La maggioranza esulta, le opposizioni creano il caos
Oggi 19-09-25, 07:41
I deputati della maggioranza e, soprattutto, i ministri non possono neanche più applaudire per l'approvazione di un provvedimento. È la strana concezione della democrazia che le opposizioni hanno manifestato ieri, nell'Aula della Camera, in occasione del voto finale sul disegno di legge costituzionale recante norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare, che introduce la separazione delle carriere dei magistrati. Il testo è stato approvato, a maggioranza assoluta dei componenti, in terza lettura parlamentare, con 243 voti favorevoli e 109 contrari. Le misure sono state varate dalla stessa compagine governativa, per l'appunto, i cui esponenti hanno gioito, com'era comprensibile, scatenando l'ira delle minoranze: alcuni deputati di Movimento 5 stelle e Partito democratico si sono addirittura precipitati, per protestare, verso i banchi dell'esecutivo, trattenuti dai commessi, tra urla e spintoni. Si è sfiorata la rissa, tanto che il presidente di turno, Sergio Costa, ha dovuto sospendere la seduta per alcuni minuti. Tra i più contestati dal centrosinistra il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, che raggiunto dai cronisti in Transatlantico, a Montecitorio, ha detto: «Non mi faccio intimidire. Io non ho applaudito, non ho fatto nulla. Ho solo dato una pacca sulla spalla a Nordio. Certo per noi è una riforma storica, un risultato storico che ad altri può non piacere». Ed il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha aggiunto: «In politica bisogna sempre aspettarsi che chi è sconfitto cerchi di annacquare l'amarezza della sconfitta con una sorta di diversione. In questo caso, la bagarre è stata evidentemente provocata per sminuire l'importanza della vittoria della maggioranza su un argomento essenziale come la riforma della giustizia. In politica ci sta, non mi scandalizzo». Alla ripresa dei lavori i toni si sono ammorbiditi, ma quasi alla fine della seduta ecco di nuovo le scintille tra il deputato del M5S, Leonardo Donno, ed il collega di Forza Italia, Pietro Pittalis, tra accuse e controaccuse. Il disegno di legge governativo, che ha incassato il via libera, oltre che delle forze politiche del centrodestra, anche di Azione, passa adesso all'esame dell'emiciclo del Senato per il quarto e definitivo passaggio parlamentare, in attesa dell'ormai quasi certo referendum confermativo, senza quorum, che potrebbe tenersi nella primavera del prossimo anno, visto che ieri non è stato raggiunto il tetto dei due terzi dei voti per evitare la consultazione popolare. Soddisfazione è stata espressa dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha scritto sui social: «Con l'approvazione in terza lettura alla Camera dei deputati, portiamo avanti il percorso della riforma della giustizia. Continueremo a lavorare per dare all'Italia e agli italiani un sistema giudiziario sempre più efficiente e trasparente. In attesa dell'ultimo ok da parte del Senato, avanti con determinazione per consegnare alla nazione una riforma storica e attesa da anni». Riforma che prevede la separazione delle carriere dei magistrati tra requirente e giudicante, che introduce il Consiglio superiore della magistratura giudicante ed il Consiglio superiore della magistratura requirente, con i rispettivi componenti scelti con il meccanismo del sorteggio, e che istituisce l'Alta corte disciplinare.
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