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Armani prepara la Borsa e parlerà straniero. Aperto il testamento: così il marchio sarà al sicuro
Oggi 13-09-25, 09:02
Due testamenti, redatti di suo pugno pochi mesi prima morire. Giorgio Armani ha pensato a tutto. Ha voluto mettere in sicurezza il suo impero. I documenti ufficiali mostrano la divisione di un patrimonio stimato in oltre 11 miliardi di euro e indicano la traiettoria verso il futuro. Al centro c'è la Fondazione Armani, creata dallo stilista una decina di anni fa insieme al compagno Leo Dell'Orco e al banchiere Irving Bellotti di Rothschild. Sono loro i veri testimoni a cui viene affidata l'intera proprietà della maison. Pochi numeri che raccontano un grande impero. Il 9,9% delle azioni in piena proprietà e il 90% in nuda proprietà, con usufrutto viene assegnato a Dell'Orco, ai nipoti Silvana e Andrea Camerana e alla sorella Rosanna. Tutto in equilibrio per non far sbandare un marchio che rappresenta l'eleganza nel mondo. Un equilibrio che garantisce soprattutto solidità in quanto si basa sui diritti di voto che vanno al 40% a Dell'Orco, 30% alla Fondazione, 15% ciascuno ai nipoti Silvana e Andrea Camerana. Roberta Armani e Rosanna riceveranno azioni senza diritto di voto: un segnale chiaro, che tutela l'unità del gruppo evitando conflitti futuri. Il segnale è molto chiaro anche se c'è una clausola pesante che ne caratterizza il percorso a partire dai prossimi 36 mesi. La Fondazione, con l'accordo di Leo Dell'Orco, tra 3 anni dovrà cedere la maggioranza della società. Una operazione che dovrà concludersi entro 5 anni e che deve valutare la quotazione in Borsa. Il tutto senza mai scendere sotto il 30,1%. Questo è l'ultimo capolavoro anche finanziario di Giorgio Armani. Per qualcuno una scelta che stride con la sua ostinata indipendenza che ha sempre rigettato ogni tentativo di acquisizione. Ma ora tutto è cambiato. Ci sarà un percorso che porterà alla vendita del Gruppo Armani che presto parlerà straniero. I possibili sposi li ha voluti indicare lui stesso nel testamento: Lvmh, l'Oreal, Essilor Luxottica. «Pongo a carico della Fondazione i seguenti oneri – si legge nel testamento – decorsi 12 mesi ed entro i primi 18 dalla data di apertura della successione, cedere una partecipazione del 15%». Nel dettaglio, dopo la vendita a un gruppo della moda e del lusso del 15% del capitale di Armani Spa, Giorgio Armani impone nel testamento, «a decorrere dal terzo anno ed entro il quinto anno dalla data di apertura della successione» di cedere al medesimo acquirente un'ulteriore quota pari a un minimo del 30% fino a un massimo del 54,9% del capitale. L'alternativa è lo sbarco in Borsa al massimo tra 8 anni.
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