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Atti secretati a Sempio. E l'avvocato dei Poggi denuncia la madre
Oggi 08-10-25, 07:44
Il terremoto giudiziario sul «sistema Pavia» spacca il fronte unito sul caso Garlasco. Almeno all'apparenza. Con la famiglia di Andrea Sempio, indagato per l'omicidio in concorso di Chiara Poggi, sempre più nel mirino. L'ultima grana, dopo la rinuncia del consulente Luciano Garofano, arriva dall'avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che lunedì sera, nella trasmissione di Massimo Giletti «Lo stato delle cose» su Rai3, ha annunciato di aver querelato Daniela Ferrari, la mamma di Sempio. La mossa arriva dopo che nella perquisizione dello scorso 26 settembre, quando è scattato il blitz nell'ambito dell'inchiesta per corruzione in atti giudiziari che vede indagato l'ex pm Mario Venditti per l'archiviazione del fascicolo del 2017, gli investigatori hanno trovato nel comodino della signora un manoscritto di quattro pagine, che inizia con «avv Pieragostini» e finisce con «sa tutta la storia». Un documento che ha riaperto gli interrogativi su chi abbia passato gli atti secretati a Sempio prima dell'interrogatorio davanti al pm. E che ha addensato ancora ombre sull'avvocato Tizzoni, visto che Pier Paolo Pieragostini è stato socio del suo studio. D'altronde proprio la Ferrari, ripresa da Le Iene con una telecamera nascosta, sosteneva che Tizzoni potrebbe aver passato i documenti all'avvocato Massimo Lovati. «Non so se glieli ha dati a pagamento o gratis», disse. E lunedì, dopo un'intervista a Pieragostini in merito al manoscritto, l'avvocato Tizzoni è intervenuto per spiegare che «il collega mi sta assistendo in molteplici iniziative a tutela della mia immagine, e nell'ambito di questa attività so che ha inviato degli atti giudiziari alla signora. Altro non dico». Ad affossare ancor più la famiglia Sempio è stato Lovati che a Falsissimo, di Fabrizio Corona, ha parlato di Venditti e dell'accusa di corruzione formulata dai pm di Brescia, i quali ipotizzano che i presunti corruttori siano i genitori di Sempio. «Ma anch'io, però, ma io... non me ne frega un caz...», replica Lovati. Alla domanda se ha paura di essere indagato, l'avvocato risponde: «Secondo me no ma qualcuno vorrebbe farlo intendere». E continua: «Adesso si è aggiunta quella roba lì della corruzione e quella lì... io posso anche far finta che non me ne frega un caz..., però quella lì pesa». Corona ribatte: «Perché è vera». E a quel punto Lovati allarga le braccia e pronuncia un «eh beh!«. La ciliegina sulla torta arriva da Roberto Freddi, l'amico della comitiva, che dopo aver sottolineato come lo scontrino del parcheggio «non è un alibi, è un indizio», si domanda «perché proprio Andrea, che non è l'unico amico di Marco Poggi? È una cosa forte, siamo preoccupati perché qui non si capisce. La Procura avrà in mano qualcosa, non si capisce che cosa, giustamente tengono il riserbo e purtroppo... Usciranno allo scoperto a un certo punto».
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