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Campania, De Luca travolge Fico e Schlein: con le scemenze non si vince
Oggi 11-10-25, 16:01
Dalla “Festa dell'Ottimismo” organizzata dal “Foglio” a Firenze, Vincenzo De Luca è tornato a dettare i tempi e i toni del dibattito politico nel centrosinistra. Con il suo consueto stile diretto e polemico, il presidente della Regione Campania ha messo nel mirino non solo gli avversari, ma anche i suoi naturali alleati, a partire da Roberto Fico, l'ex presidente della Camera che guiderà la coalizione progressista alle prossime regionali campane. “Appoggio il centrosinistra – ha dichiarato De Luca – ma spiegherò a tutti, e in particolare a Fico, che il tempo della demagogia e delle sciocchezze è finito. Dopo dieci anni di rivoluzione democratica e civile, la Campania ha bisogno di proposte serie, non di slogan buoni solo per i social”. Il governatore ha difeso con orgoglio i risultati della sua amministrazione, rivendicando i progressi ottenuti sul piano dei servizi, delle infrastrutture e della sanità. “Abbiamo rimesso in piedi una Regione che partiva da una situazione drammatica – ha ricordato –. Oggi chi vuole governare deve prima conoscere ciò che è stato fatto, altrimenti di cosa parla?”. De Luca ha poi ironizzato sui toni populisti che, a suo dire, ancora dominano parte del dibattito politico. “Non essendo Richard Gere o Monica Bellucci, Fico dovrà conquistare consenso parlando delle cose fatte, non con i selfie. La gente, soprattutto al Sud, capisce la differenza tra chi amministra e chi fa propaganda”, ha detto in maniera tagliente. Il presidente campano non ha risparmiato critiche neppure al Movimento 5 Stelle, suo storico avversario. “Quando in una campagna elettorale i 5 Stelle prendono il 9% e De Luca il 70%, chi deve cambiare?”, ha domandato con tono sarcastico. E ha continuato: “Forse chi è rimasto all'opposizione per dieci anni, non chi ha vinto e governato. È ora che imparino a parlare ai cittadini e non solo alle piattaforme online”. Tra le righe, De Luca ha ribadito la volontà di restare protagonista nella prossima stagione politica. “Non vado a casa e non vado alle Seychelles. Mi sono collocato sulla linea Napolitano-De Mita e per un altro quarto di secolo resto a fare politica”, ha evidenziato sorridendo, ma lasciando intendere di non voler affatto lasciare la scena. Sul piano nazionale, il governatore ha allargato la sua analisi al campo progressista, denunciando quella che definisce una “crisi di empatia” della sinistra italiana. “Uno dei limiti storici del centrosinistra è la mancanza di connessione sentimentale con l'Italia. Troppi dirigenti si presentano come corpi estranei alla società: un misto di presunzione, doppiezza e moralismo. Così si perdono le persone comuni”, ha sottolineato. Toni duri anche verso la gestione del Pd e delle alleanze regionali. “La stagione delle regionali non è stata gestita bene, anzi in qualche realtà è stata un disastro. Qual è la Regione più importante che va al voto? La Campania. Dove il Pd è il più votato e i 5 Stelle sono stati all'opposizione per dieci anni? Sempre la Campania. E allora perché regalare proprio questa Regione ai 5 Stelle?”, ha commentato. . "Cerchiamo di non perdere un patrimonio acquisito proponendo scemenze ideologiche come il reddito di cittadinanza", ha detto De Luca. "Se appoggerò Fico? Appoggio il centrosinistra e spiegherò a tutti, a cominciare da Fico, che il tempo della demagogia e delle stupidaggini è finito. La Campania, dopo 10 anni di rivoluzione democratica e civile, ha bisogno di proposte serie e non di scemenze se si vuole vincere la campagna elettorale". Un passaggio, poi, è stato dedicato alla sua lista civica, che De Luca definisce “uno spazio di libertà per gli elettori moderati”. Ha, quindi, aggiunto: “La mia lista serve a dare un'opportunità a chi ha l'orticaria per il reddito di cittadinanza. A Napoli, quando ci siamo candidati, il Pd era al 12%. Se vuoi vincere, devi parlare anche al mondo moderato, devi conquistarti il voto uno ad uno. Noi offriamo la nostra esperienza di artigiani della politica, fatta di concretezza e contatto con la gente”. Non sono mancate, infine, punte di sarcasmo nei confronti di chi lo critica o cerca di metterlo all'angolo. Sulla possibilità di competizione politica con suo figlio Piero, segretario regionale del Pd, De Luca ha tagliato corto: “Ma che domanda è? Mi fa male la testa solo a sentirla”. E a chi lo ha ringraziato per i molti applausi ricevuti durante la manifestazione, ha risposto con l'autoesaltazione ormai tipica: “Mi applaudono perché non parlo in politichese. Parlo in italiano, rispetto grammatica e sintassi. È già un segno di civiltà”. Sul terzo mandato, il presidente ha alzato ulteriormente i toni. «Dal punto di vista del diritto siamo a livello dell'Africa subsahariana. Regole confuse e decisioni improvvisate non fanno bene alla democrazia”, ha tuonato. In un centrosinistra ancora alle prese con leadership deboli e strategie incerte, De Luca si conferma così un caso politico a sé: divisivo, ma capace di intercettare consensi trasversali, soprattutto in un Sud stanco di retorica e promesse mancate.
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