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"Capace di intendere e di volere". La perizia su Pifferi che conferma l'ergastolo
Oggi 26-08-25, 13:01
Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere quando uccise la figlia Diana di 18 mesi nel luglio 2022, morta di stenti dopo essere stata abbandonata in casa per una settimana. Da quanto si apprende sono le conclusioni della nuova perizia pschiatrica disposta dalla Corte d'assise d'appello di Milano e depositata ieri nel processo di secondo grado per omicidio volontario aggravato a carico della donna. I giudici popolari, guidati dalla presidente Ivana Caputo e la giudice a latere Franca Anelli, hanno conferito a febbraio l'incarico allo psichiatra bresciano, Giacomo Francesco Filippini, alla professoressa di neuropsicologia e scienze cognitive dell'Università Bicocca, Nadia Bolognini, e allo specialista in neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza, Stefano Benzoni. Al collegio di esperti è stato chiesto di accertare se la donna che lunedì ha compiuto 40 anni sia "affetta da patologie psichiatriche" e "alterazioni clinicamente significative della sfera cognitiva" tali da avere "interferito sulla capacità di intendere e di volere escludendola del tutto o scemandola gravemente" al momento dei fatti e nelle due occasioni precedenti in cui la bimba è stata lasciata sola in casa sopravvivendo, dal 2 al 4 luglio e dall'8 all'11 luglio del 2022. La perizia, durata 6 mesi in carcere a Vigevano, conferma le conclusioni del processo di primo grado in cui Pifferi è stata condannata all'ergastolo. Sarà discussa in aula all'udienza del 24 settembre con la sostituta pg di Milano, Lucilla Tontodonati, che per la pubblica accusa ha nominato come consulenti le dottoresse Patrizia De Losa e Valentina Crespi, la difesa dell'imputata con l'avvocata Alessia Pontenani e per la parte civile (madre e sorella di Pifferi) il legale Emanuele De Mitri.
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