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Caso Grillo jr: ‘descritta come Maga Circe assetata di sesso, vuole venire per sentenza/Adnkronos
Ieri 02-09-25, 19:45
Tempio Pausania, 2 set. (Adnkronos) - (dall'inviata Elvira Terranova)- Lei vuole esserci in aula, domani, per la sentenza perché "aspetta questo momento da sei anni".. Silvia (il nome è di fantasia ndr) vuole sentire in presenza la decisione del Tribunale di Tempio Pausania nel processo per stupro di gruppo a carico di Ciro Grillo, il figlio del fondatore del M5S e dei suoi tre amici genovesi. “Mi ha chiesto di venire perché vorrebbe esserci alla lettura della sentenza ma ancora non so cosa consigliarle...”, fa sapere l'avvocata Giulia Bongiorno, che rappresenta Silvia, che nel luglio del 2019 denunciò i quattro giovani di essere stata stuprata in gruppo. Non si sa ancora se la giovane, che oggi ha 25 anni, sarà presente. Oggi, nell'udienza dedicata alle repliche, il Procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, ha ribadito la richiesta di condanna a 9 anni per Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria. Il magistrato ha ribadito che gli imputati “sono inattendibili” e che "hanno adattato la loro versione a seconda delle indagini". Mentre la presunta vittima "ha sempre ripetute le stesse cose" senza mai cambiare le sue dichiarazioni. Ecco "la vera chiave di lettura" del processo per violenza sessuale di gruppo su due giovani donne che vede imputati a Tempio. Capasso ha confermato la contestazione di stupro di gruppo e le richieste di condanna: 9 anni per tutti e quattro gli imputati, compreso Francesco Corsiglia, l'unico che in aula ha ammesso un rapporto sessuale, ma consenziente, con l'accusatrice. Il giovane ha però sempre negato di aver abusato di lei e della sua amica insieme a Ciro jr, Capitta e Lauria. "La difesa - ha detto Capasso - si è dilungata in fase dibattimentale a smontare la ricostruzione oraria degli eventi contestati, ma tutta la condotta violenta era emersa già in fase di denuncia e nella prima contestazione originale, alla quale poi è seguita anche la deposizione della ragazza". E conclude, rivolgendosi al collegio del Tribunale, presieduto dal giudice Marco Contu: "Vi invito ad individuare la vera chiave di lettura di questo processo: l'inattendibilità del racconto dei ragazzi che man mano hanno adattato la loro versione temporale a seconda delle indagini. Mentre la ragazza ha sempre ripetuto le stesse cose, la sua versione è sempre la stessa, non c'è stato alcun adattamento”. “Sappiamo tutti che in questo processo le accuse si fondano sulle dichiarazioni delle parti offese, anche se qui abbiamo anche delle chat e immagini. Sarete voi a decidere. Chi ha ricostruito i fatti per come si sono svolti? Chi ha ragione? Le due ragazze o gli imputati? Confermo le richieste conclusive". Dopo il Procuratore la parola è passata a Giulia Bongiorno. “La vita della ragazza non solo è stata radiografata” in questo processo “ma è stata fatta una tac, con tanto di mezzo di contrasto. E dopo che si è scavato, scavato, scavato non si è trovato nulla", esordisce la Presidente della Commissione giustizia. "I legali - ha proseguito l'avvocata di parte civile - hanno analizzato, come facendo una lastra, la vita della ragazza, parlando di un numero spropositato di foto scattate dalla studentessa nei mesi successivi all'episodio di Porto Cervo, ma la mia assistita si occupa di moda, la fotografia fa parte delle sue passioni e del suo mondo del lavoro. Una foto in topless sarebbe incompatibile con un trauma subito?", si è chiesta provocatoriamente Bongiorno per poi chiarire: "Quando c'è una violenza sessuale si muore dentro, ma tutte le vittime cercano di nascondere quanto subito e cercano di vivere la loro vita di prima". "La ragazza aveva come unico problema dopo quella sera, quello di sopravvivere alla violenza", sottolinea. La mia assistita non è una ninfomane, non è una disagiata, non è una Maga circe che ammalia i suoi uomini e li trasforma, anziché in animali in imputati, con le sue denunce. E' una ragazza che è stata umiliata e massacrata e, anziché scappare via, con il suo dolore, come fanno molte, ha scelto di denunciare, pur consapevole di quello che le sarebbe successo”. E spiega: “La mia assistita è in ansia in queste ore, aspetta questo momento da sei anni. E' pesante. Tutti i processi sono pesanti, questi processi sono i più difficili e i più sofferti. Per me questo è uno dei processi più sofferti”. L'avvocata poi ricorda l'episodio di qualche anno prima quando la giovane Silvia (il nome è di fantasia ndr) avrebbe subito un'altra violenza da un ragazzo del Nicaragua, in una tenda. “Un anno prima, episodio citato dalla difesa, quando non ha avuto il coraggio di denunciare come invece ebbe la seconda volta, confidava all'amica che il suo timore di denunciare era dovuto al fatto che purtroppo, per la società, chi denuncia può essere disagiato. Può essere qualcuno che inventa qualcosa o qualcuno che non è del tutto appagato. C'è una frase, bellissima, in cui la ragazza si dimostra facile profeta. Perché è quello che è successo qui 'Finirò per essere considerata una puttana che si è pentita di avere fatto sesso'.".E aggiunge: “La difesa Grillo ha affermato che ci sarebbero state delle condotte dopo i fatti non conformi a ciò che ci saremmo immaginati. Condotte diverse da quelle che ci si aspetta, non conformi al trauma", aggiunge. “La tesi sostenuta dalla difesa non è stata 'C'era il consenso' e nemmeno 'Pensavano ci fosse il consenso'. Siamo andati oltre. La difficoltà è la prova contraria del dissenso. Per provare che non c'era dissenso la ragazza è stata accusata di essere una creatura assetata di sesso che va si tutte le furie quando non viene appagata da Francesco Corsiglia. La difesa dice: 'Sono ragazzi esigenti'. Pensate che assistita orripilante che ho", dice Bongiorno. Che poi aggiunge: “ "La ragazza è stata descritta dalla difesa come una ninfomane”: "Durante la violenza sessuale subito la ragazza non riusciva a gridare. Come ha detto lei stessa quando è stata sentita: 'A me la voce non usciva, non riuscivo a urlare, non mi veniva la voce'. Questa è la tipica situazione in cui si trovano le vittime di violenza", dice ancora Giulia Bongiorno. "C'è la descrizione esatta della violenza sessuale - dice Bongiorno replicando alle difese- la ragazza è stata spinta nella doccia e non ha mai detto che aveva paura degli altri ma aveva paura della situazione in generale". E ancora: “Oltre a rappresentare i fatti oggetto di contestazione, sono stati affrontati per cenni dei temi che riguardavano il padre e la madre della ragazza, che non avrebbero seguito adeguatamente la figlia. Si è parlato delle sue abitudini alimentari e dei suoi disturbi alimentari. In sede di discussione si è allargato il campo, rispetto ai fatti processuali. Rispetto a quanto era stato indagato in dibattimento, con 1.675 domande alla ragazza, mi sembra che abbia partorito un topolino. Nelle discussioni non è stato ripreso quasi nulla di tutto ciò che è stato oggetto di indagini". Poi continuando a replicare alle difese, ha ribadito: "La mattina dopo lo stupro subito la ragazza ha continuato a fare la sua vita, facendo anche kitesurf, perché aveva un solo problema: sopravvivere quello che le è successo. E doveva fingere di essere come prima". E aggiunge: "Quando un uomo penetra una donna contro la sua volontà, penetra anche la sua anima. Le donne si sentono umiliate, sporche e perdono l'autostima". “La ragazza fin da subito, dopo la violenza, fa i nomi di tutti. Sente dire a uno di loro: 'Prendila, adesso tocca a me'. E' lei a dire: 'Ricordo che tutti parlavano con tutti, li sentivo tutti attorno a me, vedevo con la coda dell'occhio anche le gambe'. E' sempre lei che testimonia la presenza di tutti", dice poco prima il Procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, proseguendo le repliche nel processo che vede imputati Ciro Grillo e i suoi tre amici genovesi. "La ragazza dopo la violenza riuscirà a scendere dal letto perché Francesco Corsiglia si è distratto e lei ne approfitta e cerca di andarsene. Ma troverà l'opposizione degli altri tre ragazzi. Subito dopo seguirà l'episodio violento nella doccia”, dice poi l'avvocata Bongiorno. Che ricorda al Tribunale: “La ragazza lo ha detto subito, al risveglio. Ha detto alla sua amica: 'Mi hanno violentato tutti'. Era sconvolta. E' la prima cosa che dice, si è svegliata così la ragazza. Vi invito a riflettere sulla descrizione dettagliata. Al di là della denuncia fatta otto giorni dopo”. Ma la difesa non ci sta e, nelle repliche, respinge le accuse ai quattro imputati. Come dice l'avvocato Ernesto Monteverde, che difende Corsiglia: “Tutti riteniamo odiosi i reati di violenza sessuale, ma riteniamo odiosi anche i reati di violenze sessuale che non sono stati commessi”, spiega. “Mettiamo in dubbio la parte finale della requisitoria”, ha aggiunto. E aggiunge, riferendosi alle parole della parte civile secondo cui la ragazza non sarebbe riuscita a scappare quella notte del 2019: “Uno se vuole scappare, riesce a scappare, se lei avesso voluto avrebbe potuto farlo, siamo all'interno di un appartamento, in mezzo a un comprensorio pieno di persone. Allora urli, scappi”. Sono talmente tanti i buchi, le contraddizioni, i vuoti" del racconto della ragazza "che dubito che si possa cercare di trarre una linearità di una narrazione che possa avere un senso in ambito forense. E' una mia valutazione", dice invece l'avvocato Enrico Grillo, legale di Ciro Grillo, nel corso delle repliche del processo per stupro di gruppo, che è alle battute finali. I difensori proseguiranno domani mattina e in serata è attesa la sentenza.
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