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Caso Shalabayeva, confermate le condanne. Piantedosi: vicino ai poliziotti
Oggi 20-11-25, 15:51
Condannati nell'Appello bis tutti gli imputati nel processo sull'espulsione di Alma Shalabayeva e di sua figlia Alua avvenuta nel 2013. I giudici della Corte di Appello di Firenze, non accogliendo le richieste della procura generale che aveva sollecitato invece l'assoluzione, hanno condannato gli alti funzionari di polizia Renato Cortese, Maurizio Improta, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma, per l'accusa di sequestro di persona. In primo grado i cinque funzionari erano stati condannati dal Tribunale di Perugia a pene comprese tra i 4 e i 5 anni. In secondo grado, il 9 giugno 2022, i giudici perugini avevano assolto tutti gli imputati ''perché il fatto non sussiste'' dall'accusa di sequestro di persona, ribaltando il verdetto di primo grado. La Corte di Cassazione nell'ottobre del 2023 aveva poi annullato le assoluzioni disponendo un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Firenze. Oggi la nuova sentenza di condanna. Un caso iniziato nella notte tra il 28 e 29 maggio 2013, quando Alma Shalabayeva è stata accompagnata dalla Digos presso l'ufficio immigrazione per essere identificata in quanto aveva presentato un documento di identità contraffatto. Le forze dell'ordine cercavano il marito, il dissidente kazako Muktar Ablyazov, ma alla donna è stata contestata l'accusa di possesso di un passaporto falso. Due giorni dopo, firmata l'espulsione, sono state rimpatriate. La donna e la figlia sono poi tornate in Italia e a Shalabayeva nell'aprile 2014 è stato riconosciuto l'asilo politico. All'epoca dei fatti, Cortese era dirigente della Squadra mobile di Roma e Improta a capo dell'Ufficio immigrazione. Armeni, Stampacchia e Tramma erano loro collaboratori. "Pur nel rispetto sempre dovuto alle decisioni giudiziarie, sento di esprimere la mia vicinanza personale ai cinque dirigenti della polizia condannati nel caso Shalabayeva". A dichiararlo è il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. "È una vicenda estremamente complessa, come dimostrano sia la assoluzione della Corte di Appello di Perugia in appello sia la richiesta di assoluzione del pg di Firenze, con esiti inaspettati - sottolinea il titolare del Viminale -. Tutto questo a conferma di quanto sia difficile, per chi lavora per la sicurezza dei cittadini, svolgere i compiti assegnati e corrispondere alle attese senza rischiare personalmente. Rimane il fatto che sono stati condannati servitori dello Stato con un curriculum importante e una vita trascorsa a lavorare per affermare i principi di legalita' e giustizia. Per questo, la mia speranza e' che nell'ultimo grado di giudizio possano essere assolti da ogni accusa".
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