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Conclave, il cardinale Bagnasco: "Il Pontefice deve piacere a Dio, non al mondo"
08-05-2025, 07:40
Ieri è iniziato il Conclave che darà alla Chiesa cattolica il 267esimo successore di Pietro. Il pre-Conclave è stato lungo e non facile, ma ha rafforzato nei cardinali elettori la consapevolezza della loro responsabilità. E questo anche grazie al confronto in congregazione con i loro confratelli ultraottantenni con alle spalle almeno un conclave. Uno di loro è il cardinale Angelo Bagnasco, già arcivescovo di Genova e presidente della Cei, che a «Il Tempo» ha parlato di questo momento storico per la Chiesa. Eminenza, siamo reduci dalla grande partecipazione ai funerali di Francesco. Abbiamo visto in piazza tante talari e abiti religiosi: si può dire che sia stata la prova di quanto la forza della Chiesa stia proprio nei suoi sacerdoti e nelle donne e gli uomini consacrati? «La grande partecipazione alle esequie di Papa Francesco ha mostrato innanzitutto che la Chiesa Cattolica è importante nel cuore e nella coscienza dell'umanità. Nonostante i nostri limiti, la luce di Cristo risplende sul volto della Chiesa per dare orizzonte e speranza all'umanità. Vedere, con i Cardinali e i Vescovi da tutto il mondo, una folla di sacerdoti e di persone consacrate, ha ricordato che senza di loro la Chiesa non potrebbe essere vicina a tutti. Essi sono sulle frontiere geografiche ed esistenziali dei singoli, dei popoli, delle Nazioni, per condividere le gioie e i dolori, le preoccupazioni e le attese del mondo. Sono in ogni luogo di vita e di lavoro, per annunciare a tutti che Gesù è il Figlio eterno di Dio e che è con noi e non ci lascia soli; che Lui solo è la speranza che non delude e che la vita terrena è un pellegrinaggio verso il Cielo». Francesco è stato un Papa unico nei suoi gesti e nel suo stile. Non crede che sia più rispettoso per la memoria del suo pontificato evitare imitazioni forzate? Penso, ad esempio, alla scelta di vivere a Santa Marta che, qualora replicata dal suo successore, potrebbe non avere lo stesso significato... «Ciascuno è se stesso, nessuno è fotocopia. Il prossimo Papa certamente sarà libero di fare le sue scelte. Dalle piccole a quelle grandi, con saggezza senza aver paura del giudizio del mondo, sapendo che il suo primo compito è quello di confermare la fede in Cristo, nella luce della Parola di Dio e della grande Tradizione. Senza voler piacere al mondo, alle sue mode e pretese ideologiche, ma a Dio. In sintesi, un uomo libero in Cristo. Che cammina davanti a noi per indicare la strada del Vangelo». Spesso alla vigilia di un conclave si invoca necessariamente la continuità. Non pensa che una salutare alternanza di sensibilità abbia fatto bene in passato alla Chiesa? Se non ci fosse stata, ad esempio, non avremmo avuto Giovanni XXIII e il Concilio... «La storia non nasce con noi, tanto meno la Chiesa. Essa vive dentro al mondo come il sale e il lievito nella pasta, ma anche davanti al mondo come la luce e la città posta sul monte. Se il fiume della storia ha come sponde la ragione pensante, la storia della Chiesa riceve le sponde dal suo Fondatore Gesù Risorto. E ciò non la separa dal mondo ma le fa amare e servire il mondo nel modo giusto. Ogni Papa ha il suo vissuto, sensibilità, cultura ed esperienza pastorale, ma è soprattutto un uomo di fede. Nella misura del suo amore per Cristo, lo Spirito lo ispira per guidare la Chiesa per un tratto di storia. Il grande fiume è la continuità: ogni rivolo entra in questo alveo. Il Papa non fa ciò che vuole ma ciò che deve». Quali sono le urgenze che il nuovo Papa dovrebbe affrontare? «Le urgenze sono molte e gravi. Dal secolarismo che è vivere come se Dio non esistesse, alle vocazioni al Sacerdozio e alla vita consacrata, dall'ecumenismo al dialogo interreligioso e interculturale, dalla guerra alle ingiustizie, dalla povertà endemica allo sviluppo dei popoli e altro. Sono sfide cui la Chiesa guarda sapendo che il Signore Gesù non abbandona l'umanità, e consapevole delle sue forze limitate. Il Papa, dal vertice della Comunità cristiana, guarda il mondo con lo sguardo del buon Pastore e mette in atto tutte le possibili vie. Senza, però, dimenticare di andare alla radice dei problemi e senza dimenticare il fondamento dei fondamenti: Dio creatore redentore. Oggi sembra che il mondo stia perdendo il buon senso. Se guardiamo l'Occidente, sembra che insieme alla fede stia perdendo la ragione! Il Papa dovrà spingere affinché questo non accada, poiché sarebbe un suicidio dell'umano. La fede salva tutti gli uomini e tutto l'uomo: anima e corpo, intelligenza e volontà. La cultura occidentale rifiuta di credere a Dio, ma è credulona in ogni forma di esoterismo. La despiritualizzazione dell'uomo crea il vuoto dell'anima e questo vuoto ha un peso insopportabile che spinge a surrogati e derive che riempiono le cronache e dovrebbero allarmare il mondo intero».
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