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Cuffaro si dimette da segretario nazionale della DC dopo l'ultima bufera
Oggi 08-11-25, 14:15
Totò Cuffaro, indagato dalla procura di Palermo che ha chiesto per lui misure cautelari restrittive con il beneficio dei domiciliari, lascia la DC. “Questa mattina ho rassegnato, nelle mani del presidente del partito, Renato Grassi, e del segretario organizzativo nazionale, Pippo Enea, le mie dimissioni da segretario nazionale della Democrazia Cristiana. Ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno condiviso con me un percorso di impegno e di servizio al Partito. Il presidente ha convocato per il 20 novembre il Consiglio Nazionale della DC, che sarà chiamato a esaminare e ad accettare le mie dimissioni irrevocabili e a definire le successive decisioni organizzative”, le parole del politico siciliano in una nota. Il "Metodo Cuffaro". E' quello di cui parla esplicitamente la procura di Palermo nella sua richiesta d'arresto arrivata negli scorsi giorni, nell'ambito di una vasta inchiesta su corruzione e appalti pilotati che coinvolge politici, manager della sanità, dirigenti regionali e imprenditori. Il 'cuffarismo' non sarebbe mai morto. Una "strategia infiltrativa" attraverso cui l'ex presidente della Regione siciliana "era in grado di condizionare l'indirizzo politico amministrativo, l'azione di governo e, più in generale, l'espletamento delle pubbliche funzioni dell'amministrazione regionale, nei plessi più strategici dei servizi di interesse pubblico da questa erogati". In relazione a questo metodo e a questa capacità pervasiva, l'ex governatore avrebbe manifestato la possibilità concreta di ricandidarsi alla carica di presidente della Regione secondo quanto dichiarato a un suo fedelissimo. E farlo già in occasione della prossima tornata elettorale del 2027. Lo avrebbe confidato al suo collaboratore e autista Vito Raso. Così, nel frattempo, continuava a rafforzare la sua rete e la sua Dc. Lo schema operativo ricorrente in pressoché tutte le dinamiche analizzate, spiegano i magistrati, si basava sull'intervento di Salvatore Cuffaro "volto a perorare la causa di pubblici funzionari - già collocati in incarichi pubblici di rilievo, o comunque papabili candidati per ricoprirli - con il precipuo scopo di sostenerne le più o meno legittime ambizioni di carriera, agendo presso gli interlocutori politici su cui l'ascendente dell'ex governatore della Regione potesse esercitare un qualche effetto".
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