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Davanti a sfida Digital Networks Act, l'Italia accelera sul fronte delle reti e del cloud
Oggi 04-11-25, 14:05
Roma, 4 nov. -(Adnkronos) - L'Italia consolida la sua posizione tra i protagonisti della transizione digitale europea: 179 data center attivi (erano 153 nel 2024), una spesa cloud da 4,8 miliardi di euro (+30% in un anno) e oltre 2 milioni di imprese che utilizzano soluzioni di intelligenza artificiale. Numeri che raccontano un Paese sempre più centrale nella costruzione dell'infrastruttura digitale europea e che fanno da sfondo alla sfida regolatoria aperta dal futuro Digital Networks Act (DNA). È quanto emerso nel corso dell'evento “Reti, cloud e regole: il cantiere europeo del Digital Networks Act”, organizzato da Open Gate Italia in collaborazione con Adnkronos, che si è tenuto al Palazzo dell'Informazione di Roma. Un confronto tra istituzioni, accademici, imprese e autorità di regolazione per discutere il nuovo quadro normativo che la Commissione europea presenterà entro la fine del 2025, destinato a ridisegnare la governance delle reti digitali europee. Ad aprire i lavori è stata Silvia Compagnucci, Senior Consultant di Open Gate Italia, seguita dal keynote speech di Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, e dall'intervento di Luca Rigoni del Dipartimento per la Trasformazione Digitale. Alla tavola rotonda hanno partecipato Giovanni Santella, Segretario Generale di AGCom, Giuseppe Bianchi dell'Università di Roma Tor Vergata, Stefano Cavedagna, Europarlamentare e membro della Commissione per il Mercato Interno e la Protezione dei Consumatori, e Letizia Pizzi, Direttore Generale di Anitec-Assinform. Il dibattito è stato moderato da Giorgio Rutelli, Vicedirettore di Adnkronos. Al centro del confronto la futura proposta di Digital Networks Act, che punta a riformare il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche (EECC) per adattarlo all'evoluzione tecnologica e al nuovo equilibrio competitivo del mercato delle telecomunicazioni e dei servizi digitali.“Il Digital Networks Act deve essere l'occasione per gli Stati membri dell'Unione europea, e per l'Unione come tale, per arrivare ad un'armonizzazione legislativa, con misure che consentono di investire nelle infrastrutture con tempi e procedure certi e permettano l'assegnazione delle frequenze in modo tale che gli Stati membri possano, sulla base della conoscenza dei rispettivi mercati, operare alcune scelte e condividerle con gli operatori”, ha dichiarato Federico Eichberg. Durante l'incontro sono stati illustrati i dati che descrivono la crescita del settore digitale italiano. Milano concentra oggi il 38% dei data center nazionali, seguita da Roma e Torino. L'adozione del cloud continua a crescere: l'84% delle grandi imprese e il 67% delle PMI utilizza almeno una soluzione cloud, mentre l'intelligenza artificiale registra un'espansione costante, con un aumento del 30% annuo e un impatto diretto su ricavi (+27%) e produttività (+64%). “La trasformazione digitale, nel nostro Paese in particolare, passa attraverso la costruzione di un ecosistema che ruoti intorno a connettività performante, cloud e intelligenza artificiale.” ha commentato Silvia Compagnucci. “Per quanto riguarda connettività e adozione delle nuove tecnologie, i dati della Commissione europea, recentemente pubblicati, mostrano un avanzamento, ma è necessario che l'Italia acceleri nel complemento della copertura in fibra, nonché nello sviluppo del 5G standalone, standard non raggiunto al momento da grandissima parte della copertura”. Il DNA - ha ricordato Open Gate Italia - si inserisce nel percorso europeo delineato dal Libro bianco “How to master Europe's digital infrastructure needs?” e dai rapporti Draghi e Letta, che chiedono di accelerare sulla semplificazione normativa, sull'armonizzazione dei mercati nazionali e sulla sovranità tecnologica europea. Nel dibattito si è discusso anche dell'esperienza italiana in materia di regolazione. Con la delibera n. 207/25/CONS, l'AGCom ha esteso il regime di autorizzazione generale alle Content Delivery Network (CDN), qualificandole come “risorse correlate di rete”. Una decisione che, pur accolta con favore da parte delle telco, ha sollevato preoccupazioni da parte dei provider cloud e delle piattaforme OTT per i possibili oneri aggiuntivi e le implicazioni operative, prima tra tutte, la possibile applicazione dell'arbitrato Agcom che potrebbe tradursi nell'applicazione di una network fee. Uno studio di Plum Consulting, citato durante l'incontro, ha sottolineato come il mercato dell'interconnessione IP si sia dimostrato competitivo anche in assenza di interventi ex ante, avvertendo che un eccesso di regolazione potrebbe penalizzare la concorrenza e rallentare la digitalizzazione europea. Dal confronto è emersa la necessità di un nuovo equilibrio regolatorio, capace di bilanciare investimenti, concorrenza e innovazione, con regole flessibili ma coerenti tra i diversi Paesi membri. “Le reti e il cloud non sono solo infrastrutture tecnologiche, ma la base della sovranità economica e industriale dell'Europa,” ha concluso Silvia Compagnucci. “Il Digital Networks Act dovrà costruire un contesto normativo stabile e lungimirante, in grado di accompagnare la trasformazione digitale e rafforzare la competitività del sistema europeo.” L'evento ha confermato la centralità del dialogo tra istituzioni, regolatori e imprese nel processo di definizione del nuovo quadro normativo europeo, ponendo l'Italia tra i Paesi più attivi nel dibattito sul futuro della governance digitale.
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