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Dazi, il ministro Urso: "Il negoziato sbloccato grazie al ruolo di Meloni. Così progettiamo le aziende"
29-05-2025, 10:46
Ministro Adolfo Urso, dopo la minaccia di Trump di aumentare i dazi verso l'Europa al 50%, c'è ora la possibilità di negoziare fino al 9 luglio. In che modo i buoni rapporti di Giorgia Meloni con Trump potrebbero influenzare questo negoziato? «Il negoziato ha preso una piega positiva grazie alla leadership di Giorgia Meloni sin da quando si è recata a Washington. Durante quel periodo è stato deciso di realizzare un negoziato tra l'amministrazione americana e la Commissione Europea. Anche nel più recente momento di maggiore criticità, è stato l'intervento di Giorgia Meloni a permettere il prolungamento del negoziato fino al 9 luglio e a facilitare un confronto che va oltre le sole questioni tariffarie e commerciali; è prima di tutto un negoziato politico». Trump è imprevedibile. C'è il rischio di una guerra commerciale? «La strategia che persegue è chiara e ha un obiettivo definito. È cruciale, come ha fatto la Gran Bretagna, lavorare per una riduzione tariffaria tra le due sponde dell'Atlantico: l'Unione Europea e gli Stati Uniti. È altrettanto importante considerare come si svilupperà il negoziato con altri attori internazionali, soprattutto con Cina, India e Vietnam. Se riuscissimo ad avere esiti positivi nel negoziato tra la Commissione Europea e l'amministrazione americana sui dazi, ma il dialogo con la Cina risultasse negativo, le conseguenze per l'Europa sarebbero serie. In caso di chiusura del mercato americano ai prodotti cinesi e ad altri grandi attori industriali asiatici, questi prodotti cercherebbero di entrare nel mercato europeo, che sarebbe più accessibile. Dobbiamo lavorare per ridurre le tensioni tariffarie tra le due sponde dell'Atlantico e considerare le possibili ripercussioni di un esito non favorevole con altri attori globali». Cosa deve fare il governo italiano per proteggere la competitività delle nostre imprese? «Abbiamo presentato sette documenti di indirizzo per rivedere la politica industriale europea, guidati da noi e con il supporto di altri Paesi. Includono misure per l'industria siderurgica e chimica che si sta orientando verso la tecnologia verde, così come semplificazioni per vari settori, dalla siderurgia alla microelettronica e allo spazio. È difficile prevedere l'esito di questo negoziato. Se ci saranno settori più colpiti di altri, il governo italiano chiederà misure di compensazione a livello europeo per supportare quelli colpiti». Ha definito il salvataggio de La Perla «un risultato straordinario». Può considerarsi un modello da seguire? «Il caso de La Perla era particolarmente difficile perché vi era un groviglio legale e giuridico che riguardava anche la differente legislazione inglese, non europea e italiana che, attraverso dei commissari straordinari particolarmente capaci, abbiamo saputo districare in modo da fare un bando unico tra tutte le amministrazioni. E siamo riusciti a individuare tra i tanti un soggetto capace con un progetto di rilancio industriale che prevede non solo il mantenimento di tutti gli occupati, anche delle aziende collegate, ma persino l'assunzione di 40 nuove persone per colmare quelle lacune che esistono nell'azienda ai fini proprio del rilancio produttivo industriale. E parliamo di un'icona del Made in Italy! Ma nelle stesse ore abbiamo risolto altri casi particolarmente delicati e importanti. Il caso Dema, il caso di Diageo in Piemonte e l'azienda Speedline». Vicenda ex Ilva. A che punto è il negoziato con gli azeri? «In questi 15 mesi abbiamo fatto quello che non è stato fatto nei 10 anni precedenti. Abbiamo giustamente indennizzato i cittadini di Tamburi. Abbiamo salvaguardato la filiera dell'indotto con significative risorse nazionali che hanno tamponato le conseguenze dell'amministrazione straordinaria. Per capirci, le imprese dell'indotto ancora aspettano i ristori di 10 anni fa. Abbiamo inaugurato il tecnopolo di Taranto che deve gestire la transizione ambientale con ricerca, innovazione e un rapporto saldo con le imprese e il territorio. Abbiamo avviato le procedure per una gara internazionale competitiva e siamo nel cuore del negoziato. Purtroppo, il sequestro di un altoforno da parte della magistratura e l'inibizione dei necessari interventi ha complicato le cose, con ripercussioni sui lavoratori. Però il negoziato con gli Azeri sta andando avanti e per giungere a compimento ci sono tre condizioni: l'accordo di programma in cui tutti gli attori dicono di essere d'accordo e sottoscrivano per l'approdo della nave rigassificatrice, AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) che recependo l'accordo di programma prevede un percorso di intervento a tutela della salute e dell'ambiente che sia sostenibile anche economicamente, oltre che quantificabile economicamente per chi subentra. Terza condizione, quando si consegnano le chiavi, gli stabilimenti siano in attività, perché se fossero chiusi le conseguenze sarebbero significative sulle quote di mercato dello stabilimento».
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