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Delmastro: "Barbie brigatista? È grave. Da Trento uscì anche Curcio"
Oggi 29-06-25, 07:52
«È un fatto gravissimo, soprattutto per i corsi storici che evoca. Dall'Università di Trento uscirono personaggi come Curcio e Mara Cagol. Ma ancor più inquietante è l'atrofia delle corde vocali della sinistra, che non ha condannato un fatto di grandissima rilevanza». A commentare la scelta da parte della presidente del consiglio studentesco di indossare una maglietta che raffigura una Barbie su cui campeggia la scritta «Brigate Rosse» e la stella a cinque punte, è il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. Che segnale è se si arriva a rievocare il tragico periodo delle Brigate Rosse? «Non possiamo accettare che i nostri giovani adottino come modello il brigatismo rosso e certe modalità di comunicazione, per cui addirittura si fa un riferimento alla Renault 4 rossa che dovrebbe essere, semmai, un riferimento di una religione di Stato. Perché certi fatti non devono più accadere, non perché si debba inneggiare a quei fatti». Lei è stato uno dei primi a denunciare la pericolosità degli anarchici, pagandone anche le conseguenze in prima persona. C'è oggi un pericolo per la sicurezza? «Il mantenimento, da parte fino della Suprema Corte, del 41-bis a Cospito la dice lunga sull'attualità dei suoi collegamenti esterni e sulla pericolosità sociale degli anarchici e sul fatto che avevamo ragione a mantenere il regime carcere duro. Li abbiamo visti anche negli scontri di piazza, per i quali sono ancora in corso dei processi. La polizia penitenziaria, tramite il monitoraggio possibile grazie al 41-bis, di quello che accadeva all'interno degli istituti e anche nel perimetro immediatamente esterno durante le manifestazioni degli anarchici, ha dato un grande contributo alla lettura di un fenomeno che è tuttora pericoloso, e che ha una rete non solo nazionale, ma anche internazionale». A proposito di manifestazioni: c'è stato un parere negativo sul decreto sicurezza da parte della Cassazione nella loro ultima relazione. «C'è il Massimario della Suprema Corte, che ha scritto cose che, per quanto ho letto, non sono completamente centrate. Le approfondiremo, ma andremo avanti a tutelare la sicurezza, che è ciò che ci chiedono i cittadini italiani. Ovvero garantire a tutti il diritto di manifestare, ma senza impedire agli altri di recarsi al lavoro, a studiare o in ospedale». Recentemente Gratteri ha detto che se oggi il 41-bis resiste è grazie a lei. «“Il sistema penitenziario è fallito da anni e adesso avete intenzione di ripristinarlo?”, “deve saltare in aria”, sono alcune delle minacce da parte dei clan nei miei confronti. Sono continuamente oggetto di attenzione da parte loro perché sto chiudendo gli spazi dell'alta sicurezza, uno dei modi che usavano per esercitare il potere fuori e dentro le carceri. Comunque, all'epoca, la richiesta di una revoca politica, non giuridica, a Cospito del 41-bis per motivi umanitari avrebbe smantellato il 41-bis. Cospito stava facendo lo sciopero della fame, chiamato così proprio da lui. Ma se per taluni mafiosi pluripatologici la revoca del 41-bis fosse stata “umanitaria”, sarebbe crollato tutto. Il 41-bis è uno dei patrimoni più straordinari per il contrasto al terrorismo internazionale jihadista e alla criminalità organizzata. Non verrà mai e poi mai meno». Il legale di Cospito ha salutatoil suo assistito dopo il colloquio ed è stato segnalato all'Ordine... una cosa un po' sui generis non trova? «Non conosco bene la dinamica, ma è normale salutare il proprio assistito». Sta facendo scalpore l'infiltrazione della polizia all'interno del partito Potere al popolo. È o no legittima l'attività svolta? «In verità erano infiltrazioni in tutt'altri ambienti. Poi quegli ambienti hanno toccato, sembrerebbe, anche un partito. Ma la verità è un'altra: ci sono zone oggi contigue ai gruppi anarco-insurrezionalisti e sono molto pericolosi. Non c'è nulla di strano nel vedere che la polizia fa il proprio dovere, quello di verificare ed eradicare le potenziali minacce».
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