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"Disarmonia emotiva" ma "piena capacità". La perizia che inchioda Pifferi
Oggi 24-09-25, 14:58
È stata discussa questa mattina, davanti ai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano, la perizia psichiatrica che ha confermato la piena capacità di intendere e volere di Alessia Pifferi, la donna che lasciò morire di stenti la figlioletta di 18 mesi, dopo averla abbandonata per sei giorni in un appartamento a Ponte Lambro, alla periferia del capoluogo lombardo. I consulenti della procura - lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la professoressa di Neuropsicologia e scienze cognitive dell'Università Bicocca Nadia Bolognini e lo specialista in Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza Stefano Benzon - sono stati convocati in aula per spiegare l'esito della loro consulenza. Il processo a colpi di perizie psichiatriche A maggio del 2024, al termine del processo di primo grado, Pifferi è stata condannata all'ergastolo per omicidio aggravato. Determinante era stata la perizia psichiatrica, che aveva evidenziato la piena capacità di intendere e volere al momento del fatto. Circostanza che, invece, avevano escluso i consulenti della difesa, sostenendo che l'imputata fosse affetta da un disturbo cognitivo. A febbraio del 2025, durante il processo di secondo grado, i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano, accogliendo l'istanza presentata dal legale della donna, l'avvocato Alessia Pontenani, hanno disposto un nuovo accertamento psichiatrico. Le conclusioni della perizia, depositate lo scorso agosto, hanno confermato l'esito della consulenza firmata dallo psichiatra Elvezio Pirfo durante il processo di primo grado. Cosa è emerso dall'udienza di questa mattina “Confermiamo la piena capacità di intendere e di volere di Alessia Pifferi”, hanno detto i periti nominati dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano che, questa mattina, hanno testimoniato in aula. Dall'analisi di 70 documenti risalenti all'età scolare di Alessia Pifferi, comprendenti fogli di diario, dieci disegni, fino alle relazioni cliniche in cui veniva suggerito l'affiancamento di un maestro di sostegno, gli specialisti hanno individuato “una disarmonia emotiva sulla base del disturbo della relazione con difficoltà di apprendimento secondaria”. Tuttavia, i deficit emersi non avrebbero inciso sulla capacità di intendere e volere della donna al momento del fatto. La sorella di Diana Pifferi: “La verità è vicina" All'udienza erano presenti sia la madre che la sorella dell'imputata, Daniela Pifferi, entrambe parte civile nel processo. “Ci aspettiamo che venga fuori la verità molto chiaramente”, ha detto la donna rispondendo alle domande dei cronisti, prima di entrare in aula. “Lei era capacissima di intendere e volere. - ha proseguito Daniela - Ha voluto fare quello che ha fatto, ovvero lasciare morire di stenti mia nipote Diana (il nome della bimba)”. E infine: “Credo che la verità sia vicina. Mia sorella è sempre stata lucida. La realtà è che esiste la cattiveria. Lei ha fatto morire la figlia di stenti per andare a divertirsi, è questa la verità”. Quando ci sarà la sentenza del processo di secondo grado A fronte di quanto emerso dal nuovo esame peritale, i giudici della Corte d'Assise d'Appello potrebbero confermare l'ergastolo. La difesa punterà a una riduzione della pena, basandosi sull'esito della perizia affidata ai consulenti di parte, dalla quale sarebbe emerso un “grave deficit cognitivo". La sentenza potrebbe arrivare il prossimo 22 ottobre, quando è prevista la prossima udienza.
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