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Dopo di lui un bergogliano di ferro. Perché Papa Francesco vuole la riforma
05-03-2025, 07:39
Sono sempre più insistenti le voci, raccolte in anteprima la scorsa settimana da Il Tempo, che danno Bergoglio in procinto di modificare le regole del Conclave. Ne parliamo con Luigi Bisignani, ospite lunedì sera a Quarta Repubblica di Nicola Porro, aveva anticipato una notizia che, se confermata, sarebbe davvero clamorosa perché ipotizza un bergogliano di ferro per il dopo Francesco. Bisignani, abbiamo scritto per primi che Bergoglio starebbe mettendo mano alle regole per il futuro Conclave, risulta anche a lei? «Il Papa, non è un mistero, vuole da sempre abolire la possibilità che i cardinali ultraottantenni partecipino alle Congregazioni Generali, cioè le riunioni di tutti i cardinali prima che i cardinali elettori si chiudano nella Sistina per votare in Conclave e dove gli anziani sono esclusi». Qual è la differenza tra Congregazioni e voto in Conclave? «I cardinali anziani, vista la loro non partecipazione al voto, parlano senza condizionamenti e certamente si sentono più liberi di indirizzare il dibattito. Pare siano stati proprio loro a sbarrare la strada a un italiano, il cardinal Scola, nell' ultimo conclave che portò Francesco sulla soglia di Pietro». A noi risulta che il Papa emenderà la Costituzione Apostolica sul Conclave emanata da Giovanni Paolo II nel 1996, ma che le modifiche saranno sostanziali e dirompenti. «Seppur smentito dalla sala stampa Vaticana pare ci sia stato un incontro riservato con il cardinal Ghirlanda un gesuita già a capo della Pontificia Università Gregoriana e ora patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta - in cui il Papa, con una mossa delle sue, vuole modificare la disposizione che prevede i due terzi dei votanti nelle prime sei votazioni del Conclave. Il desiderio è che già dalla prima votazione ci sia un abbassamento al 50 per cento». Una riforma dalla portata storica, visto che la maggioranza dei due terzi esiste da quando c'è l'elezione papale come la conosciamo. «Se Bergoglio, quando sarà uscito dal Gemelli, prendesse la decisione di dimettersi per ritirarsi a Santa Maria Maggiore, come alcune voci sussurrano, avrebbe, da Papa Emerito, l'autorevolezza necessaria per indicare il suo successore a sua immagine e somiglianza. Il 70 per cento di cardinali elettori li ha nominati lui. E con Bergoglio malandato ma in vita, non si esimerebbero ad accontentarlo». A proposito di storie di papi, come andò il suo scoop quando, giovanissimo, rivelò la notizia, ancora segreta, della morte di Paolo VI? «Lo racconto nel libro "L'uomo che sussurra ai potenti" scritto con Paolo Madron. All'epoca lavoravo all'Ansa e avevo già consuetudine con i palazzi vaticani. Era agosto ma nell'aria percepivo nervosismo. Addirittura, il cardinal vicario Poletti, di solito gentilissimo, mi troncò una telefonata in modo assai brusco. Allora, prima della fine del mio turno, alle 22, ebbi l'idea di telefonare in Vaticano fingendomi un addetto del centralino del ministero dell'Interno, che aveva in linea il neosegretario generale della presidenza della Repubblica, Antonio Maccanico. Al telefono feci finta di essere Maccanico e chiesi di parlare con il Segretario di Stato vaticano Jean Villot. Quando questi prese la cornetta non riuscii a dire neanche pronto: "Il Santo Padre ci ha lasciato, la notizia è ancora segreta" disse Villot. Fu uno scoop mondiale, i quotidiani dovettero rifare le prime pagine».
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