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Dopo le navi l'Italia blocca l'aereo della Ong tdesca
Oggi 08-08-25, 18:18
Enac ferma Sea Watch e la Ong tedesca passa al contrattacco sparando a zero e accusando l'ente nazionale dell'aviazione civile di usare un pretesto per tenerli lontani “da chi ha bisogno di aiuto”. 20 giorni di fermo per l'aereo da ricognizione Seabird 2: tanto è bastato per scatenare l'ira dell'organizzazione non governativa che in un comunicato si è dimostrata tutt'altro che accomodante con Enac. Sea Watch, anzi, ha fatto trasparire un certo fastidio per la decisione presa dall'ente, mettendo ancora una volta in mezzo l'Italia, rea a loro dire di aver fermato ingiustificatamente i soccorsi nel Mediterraneo. Decisione presa per sabotare il lavoro dell'Ong – questa l'accusa di Sea Watch – che tramite i suoi canali social ha spiegato: “dopo che la scorsa settimana il nostro aereo da ricognizione Seabird 2 ha documentato l'ennesimo caso di omissione di soccorso, costato la vita a due bambini e una persona adulta, oggi Enac ci notifica il fermo amministrativo di Seabird 1 per 20 giorni – e nonostante non vi siano prove di un evidente ostruzionismo da parte di Enac rincarano la dose – nella nota si fa riferimento a violazioni del 30 giugno. Siamo curiosi di saperne di più e di scoprire qual è, questa volta, il pretesto per tenerci lontani da chi ha bisogno di aiuto. Come al solito, non paga chi commette violazioni dei diritti umani: paga chi le denuncia". Come ricostruito sulle pagine de Il Giornale e da Francesca Galici, è il modus operandi noto dell'organizzazione, che ha anche annunciato anche di star "valutando con i nostri legali come opporci a questo ennesimo, pretestuoso provvedimento. Torneremo a volare già nei prossimi giorni con i nostri altri aerei", chiedendo poi ai propri follower donazioni proprio per le future spese legali. Ma che non ci sia niente dietro la decisione di Enac, lo testimonia anche il fatto che nel maggio del 2024, quindi oltre un anno fa dai fatti attuali, l'Ente aveva disposto "l'interdizione all'operatività dei velivoli e delle imbarcazioni delle ONG sullo scenario del Mare Mediterraneo centrale". Un provvedimento che aveva radici nella Convenzione internazionale SAR, Search and Rescue di Amburgo, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare - UNCLOS, oltre che al decreto del Ministro delle Infrastrutture e delle Mobilità Sostenibili numero 45 del 4 febbraio 2021. Come sempre tanto rumore per nulla.
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